L’idea che anima il progetto “Mi ritorni in mente” nasce da una riflessione sull’ uso delle parole: il vocabolario che scegliamo di usare per definire ciò che è diverso da noi e nello specifico la realtà del disagio psichico, riflette il nostro modo di pensare e di immaginare qualcosa che molto spesso ci turba e sconvolge.

Nel linguaggio quotidiano, infatti, si parla di “malato psichico”, di “schizofrenico” o di “depresso” dimenticando come ogni “etichetta”, sebbene risponda a un desiderio umano di semplicità e sicurezza, rischia, tuttavia, di rendere parziale il nostro sguardo sulla persona in quanto tale.

Chi soffre di un disturbo psichico incute spesso paura perché viene, quasi sempre, associato ad una situazione di pericolo come se follia e criminalità fossero il rovescio di una medesima medaglia; espressioni come “solo un folle è capace di un gesto così crudele” oppure “ha commesso questo reato perché soffre di disturbi psichici” sono ormai entrate a far parte del lessico giornalistico e purtroppo anche di quello famigliare.

Questo progetto ha lo scopo di divulgare un lessico nuovo, un vocabolario costituito non più da termini solamente negativi che incutono timore, bensì da parole positive che rispecchino la vera natura di un disagio della persona.

#parolenonetichette

In ciascun video, uno per ogni lettera dell’alfabeto, verranno presentate due parole: la prima scelta da persone che stanno vivendo o hanno vissuto in prima persona un disturbo psichico, l’altra, invece, proposta da operatori e psichiatri.
In questo modo si vuole offrire uno sguardo differente e allo stesso tempo completo su questo disagio.

Le parole degli utenti sono state scelte durante il laboratorio di discussione filosofica che si svolge settimanalmente presso il centro di salute mentale di Trento. I termini sono stati scelti interamente dai partecipanti e il lavoro di approfondimento sul loro significato ha unito esperienza biografica e riflessione teorica.
Le parole degli operatori, invece, mostrano la visione che essi hanno del lavoro quotidiano in questa realtà: come loro stessi si approcciano giornalmente agli utenti e alle loro storie.

Parole nuove significano orizzonti nuovi: questo è lo spirito del progetto.
La parola non solo definisce qualcosa, apre al contempo all’immaginario che in essa è contenuto e, in certo qual modo, sottinteso. Ecco allora che parlare vuol dire immaginare; immaginare ci porta ad agire, ad entrare nelle relazioni in un modo oppure in quello opposto.
Dalle nostre parole, il linguaggio come frutto della nostra scelta consapevole, dipende in certa maniera l’idea del mondo che vogliamo e decidiamo di attuare.
Cambiare un vocabolario mentale è una rivoluzione che riguarda direttamente come viviamo, chi siamo, ciò che scegliamo.


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