Dialogo

Il termine dialogo deriva dal greco dià, “attraverso” e logos, “discorso” e sta ad indicare un confronto tra almeno due persone, ma possono essere più di due.

Il dialogo in filosofia è uno degli strumenti fondamentali di discussione e di confronto. Trae le sue origini da Socrate il quale utilizzava tale forma per pervenire alla verità.

Attraverso il dialogo, appunto, gli interlocutori che stanno in esso, arrivano alla verità delle cose e da posizioni talvolta contrapposte giungono ad un’unica e unitaria definizione.

Questo è sicuramente qualcosa di molto specifico ma, oggi, il dialogo ha assunto una connotazione più ampia e, viene spesso evocato quale strumento di vicinanza tra popoli, schieramenti politici avversari, generazioni o posizioni diverse.

Ma nel momento in cui viene evocato, accade veramente?

Quando si sente dire che è fondamentale avviare un dialogo, questo poi accade veramente nel senso più filosofico del termine?

Il fatto di enunciarlo, senza creare le condizione per la sua fattiva realizzazione, non lo svuota forse del suo significato più autentico, che è quello del raggiungimento di un punto di accordo comune, per parafrasare la formulazione socratica?

Il dialogo avviene quando le parti sono disposte a stare in esso e ad avere come scopo finale il raggiungimento di una condivisione, seppur minima. Spesso, però, specialmente in politica, questo non accade e il dialogo non si attiva mai, forse per timore inconscio di trovarsi costretti a giungere ad un accordo, che in fondo non è cercato e voluto.

Nasce il dubbio che forse, come diceva Gadamer, nel processo dialogico dell’interrogazione e della risposta in quanto «linguaggio» «l’essere può venire compreso». Comprendere vuol dire anche entrare in relazione con l’altro e la politica, oggi, è disponibile a farlo? è disponibile a creare relazioni autentiche?

Film consigliato: Il mio miglior nemico, anno 2006, regista Carlo Verdone.

Libro consigliato: Papa Francesco Eugenio Scalfari, Dialogo tra credenti e non credenti, Torino, 2013