Lo scorso mese, parlando di Ecate, abbiamo accennato che la triplice dea, rappresentava l’idea delle fasi della vita della donna, fasi biologiche segnate da riti di passaggio sul proprio corpo. Le prime mestruazioni per la giovane donna, l’atto creativo del generare e il momento della menopausa dove la donna entra in profonda connessione con l’universo e i suoi misteri. Tutte fasi sacre di un femminile che si trasforma.
Adesso arriva Afrodite, per avvicinarci all’idea del piacere e della creatività. “Segui sempre il principio del piacere” disse una volta qualcuno. Afrodite ci invita ad ascoltare il nostro corpo, i sensi ed esprimerci in tutte le pratiche possibili.

Analisi filosofica
Afrodite in Grecia, Venere per i Romani e Turan per gli Etruschi, era la dea dell’amore, del piacere, delle arti, protettrice dei navigatori. Per Platone ci sarebbero state due Afrodite, una del cielo e una della terra, la figlia di Urano e la figlia di Zeus. Anche la sirena sulle barche dei navigatori e i pirati richiamava Afrodite, anzi ne chiedeva una protezione.
La dea era legata a dei riti chiamati i misteri, celebrati in luglio la cui finalità era allontanare i condizionamenti morali della società dell’epoca per liberare la mente e risvegliare qualcosa di profondo. La pratica era nell’amplesso con l’altro e nell’ unione dell’amore, sessualità e spiritualità. In molte culture arcaiche, c’era un’arte psico-spirituale legata al piacere.
Un esempio italiano dove osservare questa arte? Nelle decorazioni sui vasi e tombe in particolare nel sito etrusco di Tarquinia, i ritrovamenti archeologici di Ercolano e Pompei, ci parlano di una Ars erotica romana e greca.
Come in India, il contrasto fra il sesso e il fine spirituale della liberazione, era risolto guardando all’eros come la via maestra per accedere al divino, e per eros qui intendiamo il principio presente in diverse forme, non solo nei riti e nelle pratiche, ma anche nelle speculazioni metafisiche, nella teologia, nella mitologia e nei pantheon. Il dio Eros o Cupido era figlio di Afrodite e Ares o Marte.
Come la dea Turan aveva le Lase, così Afrodite aveva le Muse, ovvero caratteri della dea depositarie di memorie e antichi saperi. Calliope era la musa della poesia epica, Clio storie e canto epico, Erato poesia amorosa e mino, Euterpe musica e poesia lirica, Melpomene per il teatro tragico, Polimnia per inni e danze sacre, Talia poesie popolari e commedia in teatro, Tersicone per la danza, Urania per l’astronomia e i racconti cosmogonici.
La coscienza di Afrodite, è quella dell’attore sul palcoscenico che illumina e dona anima al gesto, come le marionette sulla strada, come il teatro delle ombre; tutte rappresentazioni che fluiscono verso una catarsi e una trasformazione profonda. Avete mai sentito o vissuto la catarsi nel teatro o al cinema? Il teatro è anche legato al sogno, ad un’altra dimensione.
Come diceva l’antropologo scozzese Victor Turner “Il rito come la performance avviene in uno spazio liminale”.
Il mondo del teatro appartiene sia ad Afrodite che ad Ade. Sofocle, drammaturgo greco, lasciò delle testimonianze sul fatto di aver ospitato il grande Esculapio, figlio di Apollo, discepolo del centauro Chirone, da cui imparò l’arte della medicina e dell’autoguarigione.
Afrodite ci parla di un’idea di salute e cura attraverso pratiche di autoguarigione, benessere e piacere. Un’I-dea che vive in una sessualità sana, vissuta liberamente durante tutto l’arco della vita, da donne e da uomini, come segreto della longevità. Un’ I-dea anche della creatività come via che si esprime in diverse arti, riti e performance.
Osservazioni dal laboratorio di pratica filosofica
Durante uno dei primi laboratori livornesi, eravamo in un bello studio proprio lungomare.
Era estate, vicino al solstizio. Durante quel laboratorio sulle pratiche filosofiche, chiesi di rappresentare con immagini o versi l’Afrodite di terra o di mare.
Condividemmo riflessioni su un’idea arrivata dal mare, protettrice della costa con i suoi navigatori, i bagnanti e coloro che amano prendere il sole. Un partecipante ci lesse un frammento di una poesia del poeta D.H. Lawrence, per rappresentare il suo sentire: “Nudo e splendente, si muove nell’universo, poi giunge la morte:/è un tuffo nel mare, una partenza./Il mare è quella vasta creatura primordiale animata,/la cui interiorità è il grembo da cui tutte le cose sono emerse/in cui tutte sono destinate a ritornare.”
Riflessioni
L’incontro tra Venere e Marte (divinità romane) è un invito ad un’educazione del maschile per la donna e ad un’educazione del femminile per l’uomo. Questo potrebbe essere il futuro per la coppia, generata dal desiderio di vivere un’unione profonda, empatica e consapevole.
Con questo articolo ci salutiamo per il 2019, aspetto con piacere i vostri commenti e le riflessioni: il viaggio è appena iniziato.
Per approfondire:
- Rullo A., Le donne in Etruria, L’Erma Di Bretschneider
- Foucault M., La volontà di sapere, Feltrinelli
- Padoux A., Tantra, Einaudi
- Jung E., Animus e anima, Bollati Boringhieri
- Platone, Simposio, Adelphi
- Esiodo, Teogonia, BUR
- Apuleio, Le metamorfosi, BUR
- Turner V., Dal rito al teatro, il Mulino
About The Author: Diana Marcheschi
Professionista delle pratiche filosofiche iscritta alla Associazione Pragma, educatrice e performer teatrale, insegnate di Qi Gong, laureata in Filosofia e Psicologia. Sono mossa da una grande passione per l’esplorazione del mondo e dell’animo umano. Ricercatrice freelance.
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