“L’unica cosa che mi dispiace della mia morte è che non potrò essere lì a raccontarla.”

Con questa sagace affermazione, Gabriel Garcia Màrquez riassume tutto il significato e l’importanza che una biografia reca con sé.

Ancora una volta, come per tutte le parole più profonde e complesse, è dal greco la lingua dalla quale deriva la matrice del termine biografia: bíos βίος “vita” e gráphein γράφειν, “scrivere”.

Ma la biografia non è mai uno sterile resoconto scritto della vita di qualcuno, porta con sé sempre anche la personalità di chi la scrive, specialmente se si tratta di un’autobiografia. Le opinioni e i sentimenti che l’autore ha nei confronti del soggetto di cui viene raccontata la vita, determinano inevitabilmente una visione soggettiva delle azioni narrate.

Si pensi alle biografie, specialmente nel periodo classico, delle personalità politiche o militari, per le quali il racconto della propria esistenza aveva anche una valenza prestigiosa.

Come e cosa veniva raccontato riguardo alla vita di un personaggio pubblico poteva rafforzarne l’autorevolezza politica e il potere decisionale.

In ogni caso, nel corso della storia, le biografie sono spesso stati modelli a cui ispirarsi per le persone comuni, così da poter migliorare la propria condotta di vita. Il racconto delle vite dei santi o dei martiri ad esempio, avevano proprio questa funzione catartica.

Oggi, specialmente in ambito politico, è sempre più difficile che la biografia di un personaggio, possa in qualche modo determinare un ascendente sulla popolazione. Il ruolo che essa deteneva nel passato, ora è sostituito dall’azione immediata e fugace della notizia in rete, che non consente un reale approfondimento della personalità.

Mi è stato correttamente suggerito che, alla biografia, è direttamente connessa anche la dignità della persona di cui si parla. In questo senso risulta ancora più evidente come la biografia sia una questione molto complessa, dal momento che un altro individuo, da come descrive un altro può togliere o meno la dignità a qualcuno. Come diceva Walt Whitman sottolineando la limitatezza e la rischiosità della formulazione di una biografia da parte di altri:

Quando lessi il libro, la celebre biografia questa dunque (mi dissi) ciò che l’autore chiama la vita d’un uomo? Così qualcuno, quando sarò morto, scriverà la mia? (Come se alcuno in effetti sapesse qualcosa della mia vita, quando io stesso sovente considero il poco o nulla che so della mia vita vera, solo pochi accenni, qualche fioco e pallido indizio, qualche traccia indiretta, che cerco qui d’indagare per uso mio proprio.)”

Biografia officina filosofica

 

Film consigliato: L’amore ai tempi del colera, anno 2007, regista Mike Newell.

Libro consigliato: Walt Whitman, Foglie d’erba, Roma, 2011

scritto da Valentina Dascanio

[Tutte le immagini sono tratte da Google Immagini]

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