Alcuni anni fa il World Economic Forum ha stilato una lista di 16 skills, che ogni studente del ventunesimo secolo dovrebbe acquisire durante il proprio percorso educativo. Un insieme dettagliato di competenze e abilità, che saranno sempre più richieste nel mercato del lavoro in continuo mutamento.
Tra queste una posizione di rilievo viene assegnata al pensiero critico, inteso come “abilità di identificare e ponderare situazioni, idee e informazioni per formulare risposte e soluzioni”.
Sviluppare il pensiero critico e autonomo, quindi, è diventato una vera e propria necessità da coltivare fin da bambini e mantenere viva per tutta la vita.
Oggi infatti, complice anche un uso precoce, smodato e a tratti distorto dei social media, si assiste ad una sorta di standardizzazione del pensiero, ovvero a preferire informazioni facilmente memorizzabili e basate su slogan ritenuti intuitivamente veri. A discapito di un pensiero complesso, che non significa ‘più contorto’, ma che prende in considerazione diversi aspetti della realtà e necessita di uno sforzo cognitivo maggiore per poter verificare la correttezza di tutte le informazioni.
Le persone che non hanno acquisito questo tipo di abilità (pensiero critico o critical thinking) tendono ad accontentarsi di tutte quelle spiegazioni che avvalorano i propri pregiudizi e bias cognitivi, preferendo un’accettazione acritica rispetto all’approfondimento dei dati a disposizione.

Socrate, Ennis e Kahneman
In ambito filosofico si può far risalire l’origine del pensiero critico al metodo socratico (per approfondire “Socrate: maieutica ed etica“), in cui il maestro grazie al procedimento maieutico aiuta l’interlocutore sia a partorire il proprio punto di vista sia a riconoscerne la fallibilità e la limitatezza.
In epoca più moderna fu il filosofo americano Robert H. Ennis a definire il pensiero critico come “pensiero riflessivo ragionevole focalizzato sul decidere a cosa credere o cosa fare”, puntando l’attenzione sull’aspetto processuale di questa attitudine che consente di andare oltre i propri pregiudizi e confrontare in modo obiettivo i diversi punti di vista.
Un altro contributo importante a questo ambito di ricerca viene dagli studi sui bias cognitivi del premio Nobel Daniel Kahneman. Lo psicologo israeliano ha evidenziato come le persone, anche se in possesso di informazioni valide e validate, tendono a elaborarle, potremmo dire, ‘a proprio piacimento’ effettuando delle associazioni scorrette e incongrue. Questo perché, in assenza di un pensiero critico, si rischia maggiormente di accettare tutte quelle informazioni che avvalorano le nostre convinzioni iniziali e di rifiutare invece quelle che le smentiscono in modo categorico.
3 Esercizi per sviluppare il pensiero critico
Come accennato all’inizio di questo articolo la capacità di pensare in modo critico e autonomo può essere sviluppata fin da bambini e migliorata per tutta l’età adulta.
In occasione dell’evento “OLTRE – 1°Expo della psicologia” ho potuto far sperimentare ai partecipanti 3 tipologie di esercizi, mutuati dalla tradizione filosofica, che potessero mettere le persone in dialogo con le proprie convinzioni e con le idee degli altri.
Lo scopo della manifestazione era quello di far conoscere le diverse aree di applicazione della psicologia e gli ambiti affini ad essa, tra cui appunto la filosofia. Durante il pomeriggio si sono susseguiti gruppi di 5/6 persone ogni 15 minuti, che avevano la possibilità di sperimentare le diverse attività e, nel caso dello stand filosofico, scoprire un nuovo modo di vivere la filosofia, fuori dalle aule accademiche e immersa nella vita quotidiana.
1° Esercizio: sperimenta-ti nei dilemmi morali
In un dilemma morale viene presentata una situazione complessa e solitamente tragica, in cui ci viene richiesto di decidere tra due alternative negative e indesiderate. Lo scopo dell’esercizio è quello di aiutare le persone a prendere coscienza dei propri meccanismi di pensiero e quindi a sondare le proprie convinzioni etiche.
Il primo dilemma morale proposto è stato il seguente:
“Alcuni abitanti di un villaggio sono nascosti nella cantina di un edificio mentre i soldati perlustrano le stanze al piano di sopra. All’improvviso un bambino si mette a piangere. Gli abitanti del villaggio sanno che, se i soldati lo sentono, troveranno il nascondiglio e li uccideranno tutti. Il dilemma è: “È ammissibile soffocare tuo figlio per salvare la tua vita e quella dei tuoi compagni di sventura?” (cfr. “Giusto o sbagliato” di Carl Zimmer)
Ecco alcune risposte alla domanda posta:
Sì, perché:
- non ho figli e non so cosa vuol dire
- seguo il principio di conservazione della specie
- non posso permettere che muoiano tutti gli altri, ci potrebbero essere anche altri bambini
- è un pensiero che posso prendere in considerazione a livello teorico, ma non so se riuscirei a metterlo in atto
No, perché:
-
-
- i bambini non si toccano e non ho la certezza di quello che succederà dopo, quindi potrei sperare che i soldati non uccidano nessuno
- è impensabile per una madre uccidere con le proprie mani il proprio figlio
-
Il secondo dilemma morale invece è un grande classico:
“Immaginate di osservare dall’alto di un ponte pedonale un carrello ferroviario con i freni guasti. Sui binari ci sono cinque operai in pericolo di vita. sul ponte, accanto a voi, c’è un uomo corpulento. Se gli date una spinta e lo fate cadere sui binari morirà sicuramente, ma la sua mole fermerà la corsa del carrello. siete disposti ad uccidere deliberatamente una persona o preferite che ne muoiano cinque?”
Ecco alcune risposte alla domanda posta:
Sì, perché:
- è più probabile che l’uomo grasso possa morire in ogni caso di infarto, stile di vita malsano, ecc
- posso salvare cinque vite
No, perché:
-
- non ho il diritto di decidere della vita di un altro
- non potrei mai pensare di uccidere un altro essere umano
- gli operai sono consapevoli del rischio del proprio lavoro e quindi devono mettere in conto la morte
- non è giusto sacrificare un uomo innocente
- non è una questione di quantità
- faccio decidere al destino
Il terzo dilemma infine prende spunto da una situazione più probabile:
“Percorri di corsa i corridoi dell’aeroporto per non perdere il volo. All’improvviso una signora anziana cade davanti a te. Ti fermi a soccorrerla, sapendo che perderai l’aereo?”
Ecco alcune risposte:
Sì e No perché:
-
- mi soffermerei un attimo per accertarmi delle sue condizioni e chiederei aiuto, poi proseguirei per non perdere l’aereo
- dipende dallo scopo del viaggio, se per piacere mi fermerei, se invece è un viaggio per motivi di salute personali o famigliari non mi fermerei
No, perché:
-
-
- un aereo si può riprendere
- è impossibile non fermarsi davanti a qualcuno che sta male
-
2° Esercizio: allena il tuo pensiero
In questa tipologia di attività ho proposto di rispondere ad una serie di domande a risposta chiusa riguardante il tema dell’identità, ciascuno doveva scegliere tra due alternative davvero molto simili tra loro. Lo scopo di questo esercizio, ideato dal filosofo pratico Oscar Brenifier, è quello di mettere alla prova il pensiero individuale e identificare quali sono i presupposti delle nostre idee attraverso il dialogo.
Vediamo alcune domande e risposte!
1. “Cosa esprime meglio chi sei: la tua famiglia o i tuoi amici?”
La famiglia perchè mi ha cresciuto; rappresenta le mie radici; sono giovane ed ho passato quantitativamente più tempo con lei; mi conosce molto bene; ho delle cose in comune.
Gli amici perchè, non avendo figli ed essendo in età adulta, passo più tempo con loro.
2. “Sei sempre te stesso se cambi mestiere?”
Si perché non è il lavoro ciò che mi definisce.
3. “Cosa esprime meglio chi sei? Il tuo genere o la tua età?”
Il mio genere perchè è ciò che rimane nonostante l’età; ci sono più aspetti del genere che mi definiscono rispetto all’età.
4. “Cosa esprime meglio chi sei: il tuo nome o il tuo cognome?”
Il mio cognome perchè definisce la mia famiglia.
Il mio nome perchè è stato scelto insieme dai miei genitori e so il motivo; perchè il cognome è ereditato e non è scelto; Ho iniziato una nuova vita spirituale ed ho potuto scegliere un nome diverso da quello di battesimo; ha un significato particolare.
5. “Cosa esprime meglio chi sei: le tue azioni o le tue parole?”
Le azioni perchè attraverso ciò che faccio esprimo chi sono.
3° Esercizio: scopri il filosofo che c’è in te
La tradizione ci ha consegnato una serie di frammenti filosofici attribuiti ai cosiddetti sette sapienti, ma proprio per il loro stato di conservazione non possiamo dire con certezza cosa volessero comunicare. Lo scopo di quest’ultima attività (per un approfondimento rinvio al libro di Luca Mori “Educare al limite.Filosofia nella scuola dell’infanzia“) è quello di misurarsi con queste sentenze, completandole, e di darne una propria interpretazione proprio come se fossimo moderni filosofi.
Ecco come sono stati completati alcuni frammenti.
1. Non desiderare l’impossibile…
…e quindi raggiungi ciò che è nelle tue possibilità ora.
…è impossibile.
2. I più sono malvagi…
…ovvero la maggioranza dei pensieri sono malvagi.
…ma con delle buone azioni possono migliorare.
3. Sappi cogliere l’opportunità…e quindi sappi crearle e riconoscerle.
4. Nulla di troppo…poco.
About The Author: Anna Pellizzari
Sono consulente filosofico e aiuto le persone a mettere in pratica la filosofia. Organizzo laboratori di filosofia con bambini e ragazzi, conduco caffè filosofici e corsi su misura in vari contesti, sono appassionata di tutto ciò che ruota attorno alla salute mentale.
More posts by Anna Pellizzari