Nel nostro percorso alla scoperta delle pratiche filosofiche siamo arrivati al terzo articolo.

Dopo aver analizzato le motivazioni che hanno portato, all’inizio del Novecento, al recupero del senso pratico della filosofia (Che cos’è la filosofia pratica e di cosa si occupa?) e ritrovato le origini di questo modo di fare filosofia nel mondo greco (“Origini della filosofia pratica: Aristotele e Socrate“), approfondiamo ora la figura del consulente filosofico, spiegando cosa fa e quali sono le diverse pratiche che utilizza.

“L’essenza della filosofia sta non nel possesso della verità ma nella sua ricerca […] filosofia significa essere in cammino”.
Karl Jaspers

La consulenza filosofica è un dialogo, uno scambio che può nascere da una richiesta di aiuto a risolvere una situazione problematica della vita oppure può collocarsi all’interno di un percorso di riflessione e cambiamento di un gruppo di persone interessato ad approfondire tematiche esistenziali o etiche attraverso gli strumenti della filosofia.

Il filosofo-facilitatore è colui che nel dialogo ha una posizione di ricerca consapevole, aperta su di sé e sul mondo, avendo alle spalle come bagaglio lo studio e la pratica della filosofia. È una persona orientata alla cura di sé e degli altri e non propone risposte o soluzioni in base a conoscenze certe o universali.
Aiuta a prendere coscienza degli eventuali pregiudizi e degli schemi consolidati che talvolta impediscono di vivere in modo autentico.

È attraverso il dialogo infatti che si allargano gli orizzonti, si ampliano prospettive, si scopre e si capisce qualcosa di nuovo e inaspettato, si chiarificano e rivelano le idee che guidano l’esistenza quotidiana.
Inizia così un percorso in cui una “verità” si manifesta di volta in volta nella relazione dialogica, senza mai divenire possesso né conoscenza assoluta.

Atteggiamenti e attitudini del consulente filosofico

Tra le attitudini e gli atteggiamenti che risultano fondamentali per un consulente filosofico vi sono l’interesse e la curiosità come desiderio di entrare in relazione con l’altro accogliendone le sue peculiarità.

Serve il coinvolgimento cioè l’essere inseriti nel rapporto senza retro pensieri, divagazioni o ansia da prestazione. Il consulente si mette in gioco, ricettivo e presente al dialogo e l’esercizio del dubbio come “astensione dal giudizio” non significa assenza di giudizio (l’atto del giudicare è quanto di più naturale e umano ci possa essere), ma consapevolezza che il proprio è solo un giudizio e niente di più.

Affinché ci sia un dialogo autentico ci deve essere empatia per sentire e ascoltare le parole dell’altro e le emozioni a cui si legano e massima apertura che deriva dalla consapevolezza che ognuno di noi si pone domande e valuta problemi all’interno di una determinata visione del mondo.

La formazione del consulente filosofico

A livello formativo il percorso del consulente filosofico può passare attraverso la laurea in filosofia, i corsi di formazione erogati da scuole di pratiche filosofiche, i master in consulenza filosofica di diversa durata sia di università pubbliche che private.
Il consulente inoltre nella sua formazione percorre strade di approfondimento personale in grado di consentirgli un buon livello di consapevolezza e senso di responsabilità.

Nel consulente, durante la formazione, avviene un cambiamento, si avvia un nuovo e più autentico contatto con sé e con gli altri: sa essere attento a sé stesso e lo impara strada facendo tanto che l’essere consulente non può realizzarsi solo ed esclusivamente nelle occasioni di lavoro o formazione.
I momenti di confronto, il dialogo continuo con gli altri, il cercare, durante tutta la propria esistenza, persone affini con cui condividere questa visione del mondo sono una base solida.

L’impegno filosofico è anche un impegno etico, un dover essere, un traguardo affinché, con le opportune strumentazioni e occasioni, il pensiero di stile filosofico, riflessivo si risvegli e offra un’opportunità reale a quanti vogliano avventurarsi in questo viaggio.

Si tratta di praticare e vivere la filosofia come una ricerca inesauribile e mai conclusa verso una verità che l’uomo non possiede mai totalmente, ma sulla quale è doveroso continuare a interrogarsi.

Metodi e strumenti

La competenza specifica del consulente filosofico non consiste nella capacità di elaborare dottrine filosofiche da offrire ma nella sua conoscenza di dottrine, metodi e strumenti da mettere a disposizione perché gli altri ne possano usufruire nella risoluzione dei problemi.

Un consulente nella sua formazione avrà affrontato lo studio approfondito della storia della filosofia, leggendo i principali testi classici del pensiero filosofico e arrivando a possedere nella propria competenza nozioni riguardanti i contenuti, le posizioni, le teorie e le varie correnti filosofiche.

E’ opportuno sviluppare la capacità critica che caratterizza proprio la filosofia che sempre è andata alla ricerca dei fondamenti dei contenuti che tematizza.
Infine il consulente tratterà i problemi in modo filosofico e adatterà la filosofia accademica alla consulenza, rendendola accessibile specie dal punto di vista linguistico.

Pratiche filosofiche

Per orientarsi tra le diverse pratiche filosofiche abbiamo scelto di condividere quelle che utilizziamo maggiormente nel nostro lavoro.

Il dialogo socratico

La metodologia si ispira all’opera del filosofo tedesco Leonard Nelson e il dialogo può coinvolgere un gruppo di persone interessate a dare una definizione di un concetto universale, rispondendo alla domanda “che cos’è?” e guidate da un filosofo-facilitatore che stimola e cura l’aspetto relazionale con l’obiettivo di favorire una partecipazione attiva e la condivisione.

Per approfondire la storia e le fasi procedurali di questa metodologia, si rimanda all’articolo “Che cos’è il dialogo socratico“.

Il Cafè Philo

Ideata da Marc Sautet all’inizio degli anni ’80 del Novecento a Parigi, consiste in una riflessione libera di gruppo su un tema scelto e condiviso dai partecipanti.
Riprende la pratica illuministica di discussione pubblica nei caffè che si diffuse nel Settecento in Francia per costruire spazi di libertà in un periodo storico caratterizzato dall’Assolutismo.

I Cafè Philo, nel tempo, si sono trasformati in modelli a volte più strutturati ma hanno continuato a garantire le regole della conversazione filosofica: rispetto dell’altro e delle sue opinioni e libera circolazione della parola con la possibilità per tutti di esprimersi assumendosi comunque la responsabilità di ciò che si dice.
Il facilitatore assume anche il ruolo di stimolatore o provocatore che riformula e riassume quanto è accaduto evidenziando i punti principali e le scelte possibili.

Nei Cafè Philo oltre alle abilità di ragionamento e argomentazione si sperimenta anche il coinvolgimento emotivo e cognitivo, l’apertura all’ascolto e il libero dialogo alla ricerca di nuove soluzioni.

Gli esercizi spirituali

Tra le pratiche filosofiche vi sono anche gli esercizi spirituali. Pierre Hadot ha approfondito gli studi su una tradizione antica che vedeva nella filosofia un modo non soltanto per ragionare bene ma anche per vivere meglio e appieno la propria esistenza.
In questi casi la pratica filosofica viene vista soprattutto come una via verso un migliore sviluppo di sé orientato alla ricerca della saggezza.

Gli esercizi richiedono costanza, pazienza, presenza a se stessi e possono prevedere tecniche di meditazione. Il lavoro su di sé è intenso e profondo e coinvolge non solo il pensiero ma anche la sensibilità, le emozioni, l’immaginazione e la volontà.
Negli esercizi spirituali il confronto tra i partecipanti avviene attraverso un dialogo aperto, libero da interpretazioni personali che valorizza le diverse esperienze.

Le pratiche autobiografiche

La scrittura autobiografica aiuta nella ricerca di un equilibrio e attraverso un diario personale o un testo creativo aiuta a ripercorrere dei momenti della propria esistenza per alcuni aspetti ancora estranei o che si vorrebbero cancellare.
Il consulente può in questi casi sostenere chi intraprende il percorso e aiutarlo a comprendere ed accettare ciò che emerge attraverso la scrittura e a trovare uno spazio per alcuni eventi dell’esistenza talvolta difficili da integrare.

Sul legame tra autobiografia e consulenza filosofica si rimanda all’articolo “Sant’Agostino e l’autobiografia nella consulenza filosofica“.

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