In una serie di articoli vi spieghiamo cos’è la filosofia pratica.
In questo primo articolo analizzeremo le motivazioni che hanno portato, all’inizio del Novecento, al recupero del senso pratico della filosofia.
Le origini della crisi
La filosofia pratica nasce da una crisi avvenuta nel Novecento quando al sapere accademico si affianca una modalità di conoscenza iniziata con i Greci in cui la filosofia recupera il suo significato di ricerca e di sapere che riflette su stesso.
Uno spartiacque è rappresentato, nella seconda metà dell’Ottocento, dalla diffusione del Positivismo, movimento filosofico e culturale caratterizzato da una esaltazione della scienza che comincia ad occuparsi di problemi a lungo dibattuti solo dalla filosofia, ad esempio quello della verità.
Con lo sviluppo delle scienze naturali e l’insorgere e la crescita delle scienze dello spirito, la specializzazione delle scienze aumenta: la filosofia si dissolve in scienze autonome come la semantica, la psicologia, la sociologia, l’antropologia culturale, che acquisiscono tratti più tecnici, ponendo l’accento sulla propria efficacia.
Il confronto tra queste e la filosofia si pone sempre più in termini di primato conoscitivo e il terreno su cui lo scontro viene combattuto è quello della centralità dell’esperienza e del linguaggio.
Si tratta, però, di un sapere tecnico che tende ad assolutizzare la propria potenza mettendo da parte le domande fondamentali della filosofia e il problema della verità e aprendo la strada al relativismo conoscitivo.
Cos’è la filosofia pratica
In questa situazione di una generale crisi iniziata più di un secolo fa, alla filosofia viene chiesto ancora una volta di dare consiglio all’uomo che ha cercato invano risposte intorno a sé sul senso dell’esistenza. Infatti la filosofia ha compreso da sempre che la soluzione a questa tipologia di domande non è diretta, ma è una ricerca continua nella relazione: filosofare è, per prima cosa, ascoltare.
Il filosofo non è colui che dispone di una risposta per tutte le domande, ma è colui che si incuriosisce delle diverse risposte già date.
La pratica filosofica è quindi un invito a riprendere un modo di intendere il filosofare che, nella storia del pensiero occidentale, ha avuto un ruolo centrale nell’antichità.
Nella Lettera VII Platone descrive il filosofare come una fiamma che si accende d’improvviso nell’anima, un’esperienza interiore che non ha nulla a che fare con una scienza che si possa comunicare. Secondo Platone, inoltre, il filosofare ha origine dalla meraviglia, dallo stupore che sospende la visione ordinaria e convenzionale, considerata ovvia dalla coscienza comune.
La filosofia pratica nel mondo e in Italia
Oggi la filosofia e la pratica filosofica possono essere una risorsa preziosa anche se sono molti gli elementi e i nodi problematici che hanno caratterizzato la consulenza filosofica fin dalla sua nascita: dalla mancanza di una definizione, di un metodo e di una teoria standard, al suo controverso rapporto con il mondo delle psicoterapie e con la psicoanalisi.
La Consulenza filosofica è nata in Germania nel 1981 con il nome di Philosophische praxis ad opera di Gerd B. Achenbach.
Per diversi fattori risulta difficile darne una definizione: la giovane età della disciplina, le diversità storiche e linguistiche dei vari contesti nazionali in cui si è sviluppata.
I primi Paesi in cui si è diffusa la filosofia pratica sono stati l’Olanda, la Svizzera, la Norvegia, la Francia e Israele. Per tradurre il termine tedesco c’è chi ha optato per una traduzione quasi letterale, Philosophy practice o chi, come la maggior parte dei consulenti di lingua inglese, ha preferito invece tradurlo con il termine Philosophical counseling.
La Philosophische Praxis è approdata in Italia tra il 1999 e il 2000 sotto forma di molteplici denominazioni: Counseling filosofico, Consulenza filosofica, Pratica filosofica, Psicofilosofia.
Negli ultimi anni, consulenza e pratiche filosofiche hanno incominciato a trovare un positivo riscontro nel mondo universitario: lo testimoniano iniziative come le giornate di ricerca, i convegni, e i Master dedicati alla Consulenza filosofica.
Diverse università italiane, pubbliche e private, infatti erogano master in consulenza filosofica che oltre alle lezioni teoriche in cui si affrontano tematiche tipiche della filosofia, della psicologia ma anche della comunicazione, richiedono un tirocinio pratico.
In Italia esistono inoltre scuole e associazioni di filosofia pratica che propongono corsi di durata biennale o triennale: anche in questo caso allo studio teorico si affianca un training individuale o in gruppo.
Lo studio teorico della filosofia, quindi, continua a svolgere un ruolo importante dal quale la filosofia pratica trae strumenti, temi, approfondimenti. Quest’ultima a contatto con la vita della “gente comune”, può applicare e diffondere, tradotto ed adattato, il lavoro degli “scienziati della filosofia” nella realtà quotidiana, facendo sì che diventi uno strumento utile alla vita degli uomini.
Nel prossimo articolo vi spiegheremo le origini di questo modo di fare filosofia nel mondo greco e in filosofi come Socrate e Aristotele.
Nell’articolo successivo invece conosceremo meglio la figura del consulente filosofico, quali strumenti utilizza e in quali contesti è possibile utilizzare le diverse pratiche filosofiche.
About The Author: Concetta Ippoliti
Sono insegnante di lettere presso la scuola secondaria di primo grado, laureata in Filosofia, ho conseguito il master di II livello in Consulenza filosofica presso l’università di Tor Vergata, Roma. Utilizzo le abilità del counseling in ambito scolastico attuando con gli allievi e con le famiglie l’ascolto attivo, la comprensione, l’empatia, l’accettazione dell’altro.
More posts by Concetta Ippoliti