* di Stefano Di Lorenzo

Spesso, specie in trattazioni figlie del postmoderno, si osserva un’opposizione tra la filosofia, intesa come disciplina alla ricerca della verità, ovvero la Verità Assoluta, e la scienza moderna, caratterizzata da un approccio “probabilistico”.

La scienza sarebbe concentrata sul particolare e quindi, si deve dedurre, colpevolmente rinuncia a dare risposte alle grandi domande sul senso che hanno fatto la filosofia grande.

Si tratta naturalmente di un’osservazione comprensibile e condivisibile, e che sicuramente ha ormai una lunga tradizione: è ormai palese che la filosofia e la scienza oggi sono due discipline diverse ed oggi pochissimi filosofi si occupano nella pratica anche di una sola scienza. Così come molti pochi scienziati si occupano di filosofia.

Filosofia e scienza: un’interazione complementare

Eppure storicamente il contrasto tra filosofia e scienza non è un dato di fatto: i primi filosofi, a partire da Talete e la scuola di Mileto, passando per i presocratici ed almeno fino a Aristotele, sono quasi tutti, chi in misura maggiore, chi in misura minore, degli scienziati.

Questi scienziati e filosofi mettono in discussione criticamente il pensiero pregiudiziale della tradizione e della superstizione, per interrogarsi sulla natura dell’uomo e del mondo. Per comprendere l’universo e le sue leggi, le sue verità attraverso l’intelletto, l’esperienza e la logica. In questo senso filosofia e scienza non devono per forza essere viste in contraddizione.

Filosofia non deve per forza voler dire passare deduttivamente dalla conoscenza dell’Assoluto, considerata l’unica forma di conoscenza vera e possibile. Questo perché ogni altro tipo di conoscenza sarebbe per definizione fallace, in quanto fondato sulla conoscenza particolare e non sulla conoscenza dell’Essere come unico ente vero dietro alla natura illusoria delle cose.

Ciò non deve necessariamente dire che la Verità e l’Assoluto non esistano. Ciò semplicemente vuol dire che l’uomo, in quanto essere limitato, nella possibilità così come nello spazio e nel tempo, non è nella sua natura in grado di attingere alla conoscenza perfetta dell’Assoluto.

A partire da questa conoscenza, una volta essa raggiunta, andrebbero poi dedotte tutte le conoscenze particolari, che solo in questo caso potrebbero risultare veritiere in quanto appunto dedotte direttamente dall’universale, l’unico vero.

Filosofia e scienza, la cui origine è comune, non hanno ragione di essere in opposizione l’una all’altra per definizione, in quanto nella loro essenza sono state la stessa cosa.

Filosofia, scienza e Assoluto

È evidente in ogni caso che la scienza moderna pare avere abdicato dalla nozione della Verità Assoluta.

Eppure non è forse preferibile, se la destinazione della filosofia vuole essere la conoscenza delle cose per come esse sono, una conoscenza necessariamente particolare, che poi procede induttivamente verso gradi più alti e più generali, più vicini all’Assoluto, piuttosto che una conoscenza di natura illusoria come quella del mito o della religione, fondata su premesse fantasmagoriche?

La morte dell’Assoluto, la scomparsa della ferma certezza che la concezione dell’Assoluto comporta, può essere sicuramente lamentevole dal punto di vista della condizione umana, una condizione umana che si fa misera e traballante (l’idea dell’impossibilità di conoscere la Verità assoluta, unita alla certezza della morte, ha il potenziale di divenire una realizzazione veramente traumatizzante e paralizzante per l’uomo moderno).

Ma guardando alla questione da un punto di vista puramente filosofico ed epistemologico, non è forse più vicina alla Verità (la cui esistenza qui non si vuole negare, ma solo sostenere che essa è ineffabile per l’uomo) una conoscenza che certamente si può dire frammentaria e probabilistica, ma che si fonda pur sempre sulla logica applicazione di osservazioni sensibili e verificabili?

È sicuramente tragico per l’uomo che la conoscenza dell’Assoluto sia tanto difficilmente raggiungibile o non lo sia affatto. Ma può essere la sola logica, la ragion pura, il punto di partenza ed allo stesso tempo il punto di arrivo della conoscenza, della filosofia, della filosofia applicata all’uomo, della filosofia come conoscenza del mondo e della vita?

Dal punto di vista epistemologico, dal punto di vista della conoscenza del vero, che importa l’Assoluto, se questo Assoluto è stato nulla di più che il prodotto della mente umana, di tradizioni, religioni e superstizioni?

Si può parlare di una filosofia superiore, di una conoscenza superiore, solo perché questa conoscenza si costruisce all’interno di un sistema che vede al suo centro l’Assoluto, quando quest’Assoluto è inserito in un sistema logico in tutto e per tutto perfetto, come quello, diciamolo in qualità di esempio, della filosofia scolastica, ma che ha un fondamento illusorio, come quello dell’esistenza del Dio unico ed onnipotente cristiano?

Nel mondo della scienza moderna inoltre l’Assoluto non è stato del tutto rimosso, ma è stato sostituito dal culto della scienza stessa e del metodo scientifico come nuovo Assoluto.

Conclusione

La Verità dunque, anche nel mondo della scienza moderna, non cessa di esistere completamente, ma diviene semplicemente più difficilmente raggiungibile. La scienza moderna non nega l’esistenza dell’Essere, non nega l’esistenza di ciò che è, ma lo scopre in tutte le sue forme particolari senza potersi pronunciare sull’universale.

Però se è vero che la filosofia è scienza, essa allo stesso tempo è anche più della scienza, in quanto cerca risposte a domande universali che le scienze particolari non sollevano e alle quali le scienze particolari non possono o non vogliono rispondere.

Infine, e non si vuol dare a questo un simbolismo linguistico feticizzante, perché nonostante tutto il mondo e le cose esistono indipendentemente dai sistemi linguistici che al massimo si occupano di organizzare la realtà ma non la creano ex novo, ma lo si vuole comunque citare come curiosità dotta: in greco, in greco moderno, “scienza” è επιστήμη (episteme). Dunque φιλοσοφία επιστήμη ἐστι, la filosofia è scienza.

* Stefano Di Lorenzo è nato a Milano, di formazione germanista ed americanista. Vive in Germania dal 2009.
Allievo di Nietzsche e Schopenhauer da sempre, negli ultimi tempi si e’ incaponito nel voler approfondire gli studi intorno all’arcirivale di Schopenhauer, Hegel. 

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