Fenomeno di massa o privilegio per pochi? Oppio dei popoli o stimolante delle folle? Che il calcio (football) non sia semplicemente uno sport ma un fenomeno sociale e antropologico è oramai assodato.
Nel suo libro “Football . Il calcio come fenomeno religiosoMarc Augè si spinge oltre e interpreta il calcio come una manifestazione religiosa.
Il riunirsi di diverse migliaia di individui che provano gli stessi sentimenti e che li esprimono attraverso il ritmo e il canto gli sembrava creare le condizioni per la trascendenza dello psichismo individuale, di una percezione sensibile del sacro analoga a quella che Durheim riporta a proposito dei riti espiatori australiani
Una liturgia che si ripete ad ogni partita, che esce dagli stadi e si propaga, grazie al mezzo televisivo, fino a raggiungere i connotati di culto domestico. Un rituale dove canti e azioni si ripetono e sono da tutti conosciuti e replicati.
Forse l’Occidente sta anticipando una religione e ancora non lo sa
Un testo, quello dell’etnologo e antropologo francese, che vuole far riflettere sulla dimensione dei rapporti di forza e politici che sottendono al calcio e alla sua diffusione. Una serie di considerazioni brevi ma dense di spunti su cui ragionare e di rimandi ad altri autori che possono aiutare ad approfondire la tematica.

Cenni sull'autore

Marc Augé è tra i più importanti pensatori contemporanei: scrittore prolifico, stimato etnologo e antropologo francese. Ha, inoltre, ricoperto la carica di directeur d’études all’École des hautes études en sciences sociales di Parigi.
Diventa famoso a seguito delle sue ricerche sulla malattia, la morte e le strutture religiose in Costa d’Avorio e Togo. Successivamente cambia completamente il campo di studio per concentrarsi su “un’antropologia del quotidiano”: in quest’ambito è famosa la sue teoria dei “non luoghi” in contrapposizione ai “luoghi antropologici”. I “non luoghi” sono gli autogrill, i centri commerciali, gli alberghi e tutti quegli spazi che creano le condizioni per l’afflusso ed il consumo di massa. Sono situazioni dove non vi è storia, identità o relazioni. In questa cornice di pensiero emergono i suoi testi più famosi quali:
Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità, Elèuthera 1996
Un etnologo nel metrò, Elèuthera 2005

Tra le opere più recenti, invece, troviamo:
L’antropologo e il mondo globale, Raffaello Cortina Editore 2013
Il tempo senza età: la vecchiaia non esiste, Raffaello Cortina Editore 2014
Un etnologo al Bistrot, Raffaello Cortina Editore 2015

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