Il primo giovedì del mese è dedicato come di consuetudine al caffè filosofico, un appuntamento fisso che tutti aspettiamo con curiosità e una certa allegria visto che la discussione si svolge sempre in un clima vivace ed attento.

Il tema che ha fatto da filo conduttore è stato quello della giustizia. L’ idea di affrontare questo argomento è dovuta alla constatazione che in questi ultimi anni troppo spesso questa parola è stata caricata di una valenza negativa e quasi violenta; espressioni quali “Bisogna fare giustizia”, ” La giustizia in Italia non esiste”, “La giustizia si è accanita su un povero innocente!” stanno ad indicare che la giustizia possa essere buona o cattiva, invece che essere un sistema neutro atto a garantire il rispetto di ciascun individuo.

La conseguenza più evidente di tutto ciò è che questo termine ha perso il suo significato originario, perchè è stato ormai identificato con altre due parole importanti ovvero magistratura legge, quando invece la giustizia rappresenta il principio ispiratore e il fine ultimo a cui devono tendere questi due ultimi concetti. 

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La definizione tratta dal vocabolario della lingua italiana è  la seguente: “Virtù eminentemente sociale che consiste nella volontà di riconoscere e rispettare i diritti altrui attribuendo a ciascuno ciò che gli è dovuto secondo la ragione e la legge” (Treccani.it); la Giustizia è inoltre una della quattro virtù cardinali assieme alla Prudenza, Fortezza e Temperanza.
Dunque, chi è l’uomo giusto? Proviamo a fare qualche esempio di persona che nella propria vita ha messo particolarmente in luce questa virtù.

CLAUDIO: “Per me Gandhi è un esempio di uomo giusto, perchè si è battutto per l’uguaglianza tra i popoli e si è sacrificato per glia altri.”

CINZIA:” A me vengono in mente Falcone e Borsellino!”

GIOVANNI: “Io sono convinto che la giustizia fatta dagli uomini non esiste, esiste solo quella divina perchè vediamo e viviamo troppe ingiustizie in questo mondo e l’uomo appena può ti frega…troppe volte succede che chi ha commesso un reato non viene condannato.”

LAURA: “Per me una persona giusta è chi non agisce d’impulso per farsi giustizia da sè, ma prima di agire pensa bene a quello che deve fare, fa un ragionamento…non fa la prima cosa che gli viene in mente.”

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Durante la discussione emergono due modi di concepire e vivere la giustizia, ovvero da una parte c’è chi pensa che essa sia un insieme di leggi calate dall’alto e che che ci vengono imposte da qualcuno per garantire i diritti di tutti, dall’altra invece c’è chi sostiene che sia qualcosa che l’uomo sente dentro di sè, una sorta di valore che guida i nostri desideri e i nostri comportamenti.
Quest’ultimo aspetto porta a chiederci se questa virtù si possa intendere in modo assoluto, ovvero se sia valida sempre e per tutti; è chiaro, infatti, che ciò che noi reputiamo giusto nella nostra cultura occidentale, è considerato profondamente ingiusto in quella, per esempio, islamica.

Per concludere il nostro caffè, come di consueto ci lasciamo con una domanda in modo tale che ciascuno di noi possa approfondire in privato questo tema: qual è il fine ultimo che deve perseguire la giustizia?

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