Simonetta Tassinari è insegnante di storia e filosofia in un Liceo di Campobasso e autrice di numerosi romanzi, saggi e sceneggiature radiofoniche. Per la casa editrice Feltrinelli ha recentemente pubblicato Il filosofo che c’è in te (2019) e S.O.S. filosofia (2020), in cui promuove un’ idea di filosofia che non sia appannaggio solo del mondo accademico, bensì di ogni individuo che desideri coltivare la propria visione del mondo.

Simonetta Tassinari_intervista Officina filosofica

1. Lei è un’autrice eclettica e le sue opere spaziano in ambiti molto diversi tra loro, potremmo dire che nei suoi lavori emerge il suo essere filosofica, ovvero la predisposizione a guardare e vivere il mondo a 360 gradi? Che cos’è quindi per lei la filosofia?

I due poli all’interno dei quali mi sono mossa, da sempre, sono la storia e la filosofia. Ogni libro che ho scritto non se ne discosta, sia nel caso dei romanzi che dei saggi (con una certa prevalenza di questi ultimi). I romanzi che ho pubblicato per Giunti, Meridiano zero e Corbaccio erano, almeno nelle mie intenzioni, dei ritratti d’ambiente di un preciso momento storico, anche a livello di idee, credenze, suggestioni ed evoluzione dei costumi, e anche il libretto “brillante” “La sorella di Schopenhauer era una escort”, che raccoglie gli esilaranti errori dei miei alunni -e qualche riflessione sull’insegnamento della filosofia nelle scuole- l’ho inteso come una microstoria d’ambiente e di costume.
Per ciò che riguarda la filosofia mi sono occupata a lungo del Liberalismo (tre saggi, uno dei quali per Einaudi scuola, un’antologia) prima di subire una specie di “riconversione” che mi ha sospinto con decisione verso la filosofia pratica, una decina di anni fa. Ho sentito, allora, la necessità di un maggior raccoglimento, di una messa punto dei miei reali interessi e bisogni; mi sono trasferita in campagna (fortunatamente mio marito è stato d’accordo..), rinunciando alla comodità di abitare vicino alla mia scuola, e anzi assumendo di dover viaggiare, per lavoro, pur di avere più tempo da dedicare alla lettura e alla riflessione. Ho studiato -da autodidatta, essenzialmente- i grandi maestri del counseling, soprattutto i testi fondamentali sui quali tutti coloro che se ne occupano si sono formati; ho studiato psicologia e filosofia orientale (sempre un po’ snobbata in precedenza, lo confesso).
Questo continuo sperimentalismo rientra senza dubbio nella mia disposizione filosofica di base; per me – sto citando Guido Calogero- filosofare è difatti voler sapere, cercare di capire, tendere di continuo la mente in uno sforzo di comprensione della verità, anche volgendosi in diverse direzioni.

2. Nel suo libro Il filosofo che c’è in te. I superpoteri della filosofia nella vita quotidiana lei dimostra, in modo molto originale e a tratti divertente, come la filosofia sia una parte insita nel nostro essere umani in quanto tali e di come il segreto stia nel riconoscere la sua presenza. In questo momento storico molto complesso quanto diventa importante “usare” la filosofia come strumento di indagine su di sé e sul mondo?

La filosofia poggia sul terreno comune e qualificante dell’essere umano, la ragione, che non conosce barriere né steccati, perciò non può esistere un uomo “non filosofo”, tutt’al più può esistere un uomo “poco filosofo” o “scarsamente filosofo”. Vale la pena di coltivarla e di potenziare il filosofo (che comunque ognuno di noi ospita) specialmente adesso, perché adesso parecchie cose sembrano separarci, oppure unirci in modo fittizio come talvolta accade col web. La filosofia ci dirige anche attraverso la complessità, ci guida, ci offre spunti, ci rischiara, ci dà il senso del limite e della misura (l’ideale fondamentale della grecità, tuttora valido, il concetto di péras), ci insegna l’apertura agli altri ma anche come coltivare la nostra interiorità. Viviamo un’epoca di grandi fragilità, dovute al crollo di parecchie certezze -un’epoca simile a quella ellenistica- e la filosofia può aiutarci a trovare il nostro posto anche in questo mondo, poiché ci aiuta a pensare, ed è sempre il pensiero a dirigere l’azione.

3. In S.O.S. Filosofia. Le risposte dei filosofi alle piccole e grandi emergenze della vita si rivolge più direttamente agli adolescenti ed emerge anche tutta la sua esperienza professionale come insegnante, la filosofia può quindi essere quell’amica che i ragazzi possono chiamare di fronte alle loro domande e difficoltà?

La filosofia è nata per rispondere a reali bisogni della “persona”, intesa come singolo e anche come collettività, e può darci una mano ed esserci amica a qualunque età. Epicuro lo ha ben messo in evidenza quando ha scritto che né il vecchio deve stancarsi di filosofare, né il giovane deve esitare a farlo! I ragazzi talvolta sono sorpresi che la filosofia possa risultare non solo una sfilza di correnti e di pensieri (che talvolta appaiono anche assurdi o paradossali: mi viene in mente, ad esempio, l’”Io” di Fichte, che si stenta parecchio a spiegare..) ma che consista anche nell’esperienza di saggezza che i maestri ci hanno tramandato. Scoprono che i filosofi non sono delle erme, bensì uomini e donne che hanno tentato di fare al meglio ciò che tutti noi facciamo di tanto in tanto, pensare con cognizione e fino in fondo. L’insegnamento di tipo laboratoriale, evidentemente, favorisce questo approccio che rivela la faccia spesso nascosta della filosofia: quella di una autoeducazione, di una pratica, di una cura di sé che, sebbene non ci renda capaci di risolvere “quel” determinato problema, ci rende più capace di affrontarlo.

4. La filosofia è spesso vista come qualcosa di molto distante dalla realtà, di accademico e appartenente principalmente al mondo maschile, è possibile sdoganare questi luoghi comuni e quali possono essere, eventualmente, le azioni da mettere in campo?

Una domanda che spesso mi sento porre in classe è: “Come mai non ci sono filosofe da studiare?”, e malgrado io mi sforzi, costantemente, di proporre grandi nomi (a cominciare da Hannah Arendt e Simone Weil), il conto è presto fatto: sono pochissime rispetto agli uomini. A questo punto inserisco in genere un discorsetto storico, ricordando che qualche raro caso di filosofe esiste anche nell’antichità, ma solo in ambienti (tipo quello pitagorico) in cui alle donne era permesso l’accesso alla scuola. Purtroppo era la stessa scolarizzazione di base a mancare, e questo è accaduto per millenni. Benché filosofi “impliciti” siamo tutti, comprese le donne del passato, per diventarlo in modo “esplicito” -e poterlo comunicare- occorrono studi complessi che al genere femminile sono sempre mancati. Durante i primi decenni del Novecento perfino l’insegnamento della filosofia era interdetto a noi donne! Tuttavia attualmente la filosofia al femminile sta vivendo un buon momento..sennonché le filosofe attuali non compaiono sui testi scolastici, se non in poche righe confinate alla fine del libro, laddove non si arriva mai. Per sdoganare i luoghi comuni sulla filosofia (come materia astratta e riservata a pochi) sarebbe sufficiente insegnarla fin dalla scuola dell’infanzia -in forme adeguate a seconda dell’età, come si sta facendo, con crescente successo, nella philosophy for children– come l’italiano e la matematica, e ovviamente inserirla come materia curriculare in tutti gli istituti di istruzione secondaria, non solo nei licei. Era un caposaldo della Riforma Gentile, di quasi un secolo fa: della filosofia erano “degni” sono gli studenti appartenenti alle future classi dirigenti. Sarebbe ora di cambiare!

5. Non possiamo non chiederle una riflessione sulla pandemia che ha sconvolto l’ordine delle cose in questi ultimi mesi. C’è chi afferma che ritorneremo alla vita di prima senza trarne alcun insegnamento e chi invece vede in questo periodo difficile e doloroso anche un’opportunità di cambiamento, lei da che parte sta?

Impossibile non trarre alcun insegnamento da un evento che, in simili proporzioni, non si verificava da un secolo. I miei alunni mi dicono “un giorno racconterò alla gente che ho fatto la pandemia del 2020 e ho sostenuto l’esame di stato con la mascherina, a debita distanza dai miei prof, dopo tre mesi a casa”. Personalmente non credo che dimenticheremo facilmente il timore, l’estraniamento, l’incredulità che hanno messo a dura prova il nostro positivismo, il “questo a noi non potrebbe mai accadere” (all’inizio abbiamo supposto un po’ tutti che si trattasse di un affaire che riguardava la Cina, e non ci avrebbe toccati). Neanche dimenticheremo il lock down e l’esserci trovati a tu per tu con noi stessi e i nostri familiari, in un isolamento al quale non eravamo abituati ma che ci ha costretto, direbbe Daniel Kahneman, ad attivare il “sistema due”, quello al quale ricorriamo nei casi più complessi. Abbiamo riscoperto le nostre case, ci siamo messi tutti ai fornelli, abbiamo fatto telefonate che rimandavano, avuto un pensiero per l’anziana zia lontana e trascurata, magari abbiamo sorriso più dai balconi che non abitualmente. Siamo cambiati -ogni nuova conoscenza ci cambia- siamo qualcosa di più e di diverso rispetto al “prima”, niente è mai vano, ogni evento ha un tassello da aggiungere alla nostra esperienza. La vita “normale” ritornerà, ma è probabile che, essendo più informati, i nostri comportamenti quotidiani, con una certa naturalezza, saranno riorganizzati secondo un diverso schema mentale. Prevedo, ad esempio, ancora tempi duri per le strette di mano.

6. Come immagina il ritorno in classe a settembre e cosa si auspica?

Mi auguro che si ritorni alle lezioni in presenza, specie per quanto riguarda l’insegnamento della filosofia. La fase della didattica a distanza (la famosa DAD) è stata necessaria, ha dato senz’altro dei frutti, anch’essa non è stata vana e anzi ha sviluppato un po’ in tutti noi il senso dell’adattamento e migliorato (o creato addirittura) competenze informatiche (ad esempio l’uso delle varie piattaforme e la progettazione di unità didattiche secondo inedite modalità). Però è nata per essere transitoria, e spero proprio che così rimanga. Con un piano “B” sempre pronto, come dovrebbe venire naturale all’umanità, visto, sotto il sole, tutto sommato niente è mai garantito.

7. Per terminare l’intervista facciamo sempre una domanda a i nostri ospiti: quale “pensiero filosofico” si sente di esprimere ai lettori del nostro blog?

Mi piacerebbe esprimere un pensiero filosofico sul quale spesso mi soffermo in classe: il potere della volontà, della quale, direbbero gli Stoici, nessuno può derubarci. Waldo Emerson scrive addirittura dell’”onnipotenza della volontà”, e una massima confuciana ci ricorda: “è più facile sconfiggere un generale che comanda tre armate che un semplice uomo dotato di buona volontà”. Ogni giorno in cui mettiamo la nostra volontà alla prova, e in cui proseguiamo su una strada nella quale fermamente crediamo, è un passo in avanti, è un giorno in cui, anche filosoficamente, coltiviamo la nostra virtù.

Iscriviti alla newsletter

Condividi su: