Tommaso Ariemma è filosofo, insegnante di filosofia nei Licei e autore di libri che hanno riscosso immediatamente un largo successo: La filosofia spiegata con le serie tv (Mondadori) e Filosofia degli anni ’80 (Il Melangolo). Ha il merito di aver saputo appassionare il grande pubblico a questa disciplina spesso considerata ostica e appannaggio degli accademici, rileggendo, in chiave contemporanea e vicina al mondo dei ragazzi di oggi, grandi pensatori come Platone, Spinoza e Kant.

1. Lei ha ideato e realizzato un approccio decisamente originale all’insegnamento della filosofia, ci può spiegare quando e perché ha sentito la necessità di declinare la filosofia in questo modo?
L’idea di trasformare in modo radicale l’insegnamento della filosofia è stato dettato soprattutto da una trasformazione del terreno di gioco: le nuove serie tv citavano i grandi filosofi e l’essere costantemente connessi metteva i ragazzi dinanzi a una complessità senza precedenti. Uno scenario del genere richiedeva un approccio alla filosofia decisamente differente e al passo con i tempi.
2. Lei è uno degli esponenti della cosiddetta pop-filosofia, che si propone di indagare in modo provocatorio la contemporaneità, ci può illustrare brevemente in cosa consiste questo approccio?
Molto semplicemente, la pop filosofia si lascia contagiare dai prodotti della cultura di massa: serie tv, videogame, social network e tutti i prodotti culturali più innovativi divengono forti provocazioni per il pensiero. Il pop filosofo è un pensatore che attraversa senza pregiudizi la cultura contemporanea.
3. Nel suo ultimo libro Filosofia degli anni ’80 lei affronta il tema dell’apparire e di come i marchi, Nike, Invicta etc, forse più che in altri periodi recenti, hanno avuto un significato profondo per l’essere umano, di presenza nel mondo, di riconoscimento. In che modo questo ha segnato i ragazzi/adulti di oggi?
Ho scritto Filosofia degli anni ’80 per individuare soprattutto un’origine, un punto di “discontinuità” radicale: le merci si presentano come un bene inquietante. Non esisterà altro bene, in temi di forza e di importanza per la costruzione di sé. In questo senso, tutti siamo figli degli anni 80. Un’epoca che va pertanto ripensata per decifrare il tempo presente.
4. A proposito di ragazzi, di giovani con cui lei ha un costante contatto per via della sua professione di docente, come interpreta la grande manifestazione sul clima che qualche giorno fa ha invaso le piazze italiane?
Nel modo più positivo possibile: la vera politica ha luogo quando pensiamo al rapporto tra l’umano e il non umano. In questo caso, il clima come complesso di fenomeno che riguarda ogni essere vivente.
5. In La filosofia spiegata con le serie TV lei scrive “La prima volta che sono entrato in classe e ho spiegato i grandi filosofi attraverso le serie tv gli studenti mi sono apparsi disorientati, spiazzati. In seguito, non ne hanno potuto più fare a meno.” È ancora così? Le serie targate Netflix e similari, che spopolano in questo periodo, permettono di fare la stessa operazione?
Dall’uscita del libro, ovvero dal 2017, le cose sono andate sempre più in quella direzione: le serie tv hanno elevato ogni anno la loro qualità, al punto mettere in secondo piano, o addirittura di fagocitare, ogni altro prodotto culturale. Basti pensare a serie come Dark, The OA, Westworld, Undone e così via.
6. Se una persona a digiuno di filosofia volesse avvicinarsi a questa “disciplina”, qual è il libro/musica/film/fiction che le consiglierebbe per iniziare ad appassionarsi?
Ma “La filosofia spiegata con le serie tv”, ovviamente! Scherzi a parte, ogni testo, ogni cosa che contenga un qualche riferimento alla filosofia può essere un detonatore.
7. Per terminare l’intervista facciamo sempre una domanda a i nostri ospiti: quale “pensiero filosofico” si sente di esprimere ai lettori del nostro blog?
Il pensiero che mi ha accompagnato in questi mesi di stesura del nuovo libro in uscita (a novembre), dal titolo “L’Occidente messo a nudo” (Luca Sossella Editore): bisogna avere il coraggio di esporsi, al di là di ogni esposizione indotta e controllata. La vita, come sosteneva Nietzsche, può essere davvero un esperimento continuo rivolto alla conoscenza del mondo.
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