I Ludosofici, ovvero Ilaria Rodella e Francesco Mapelli, organizzano da molti anni laboratori per bambini e adulti coniugando gli strumenti della filosofia con la didattica dell’arte. Nel 2014 hanno pubblicato il loro primo libro “Tu chi sei?” e sono gli organizzatori di due importanti manifestazioni come Gli Stati Generali della Filosofia per i Bambini e A Spasso con Sofia; collaborano inoltre con Peggy Guggenheim Collection, Museo Poldi Pezzoli, MaRT, Gallerie d’Italia, solo per citarne alcuni.

1. I vostri laboratori sono progettati in modo davvero originale e sicuramente si distinguono dagli altri modi di fare filosofia con i bambini, potete descriverci i vostri tratti distintivi? Quando è nata la vostra passione per questo mondo?

Crediamo che l’approccio filosofico, inteso come capacità di guardare le cose da un’altra prospettiva, come volontà di indagare oltre la superficie delle cose, come strumento per rapportarsi al diverso da sé, porti con sé strumenti capaci di orientare il vivere quotidiano. Fin dagli anni dell’università, è quindi nata l’idea di cercare di coinvolgere pubblici solitamente esclusi da questa ricerca cercando di trovare un linguaggio che risultasse il più inclusivo possibile, senza banalizzare le domande poste. E questo linguaggio lo abbiamo identificato nell’arte. Questo perché l’arte ha la capacità di rendere manifesti l’idea e l’astratto, è inventrice di metafore e nuovi significati spingendo il pensiero oltre il visibile, apre al campo del possibile, porta a sfidare la visione comune, è curiosa di scoprire quello che si nasconde tra le crepe.

2. Arte e filosofia sono gli elementi fondanti della vostra attività. Due discipline, apparentemente, molto teoriche…è così?

Non proprio… L’unione tra arte e filosofia trae origine dal profondo legame tra pensiero e azione. Nel momento stesso in cui si pensa si sta già compiendo un’azione; quando si agisce il pensiero è sospinto in avanti. Le idee si alimentano anche attraverso le attività pratiche. Queste ultime permettono di individuare nuove risorse. Probabilmente al pensiero, che possiamo considerare già come una forma dialogica, mancherebbe qualcosa se non ci fosse in seguito l’azione.  Per questo motivo durante ogni nostro laboratorio i bambini (grandi e piccoli) si sporcano le mani nel vero senso della parola e così accade che, per ragionare sulla propria identità, i bambini vengano invitati a costruire una scatola tattile, prendendo come spunto le celeberrime tavole tattili proposte da Marinetti negli anni ’20 del secolo scorso, riprese poi da Maria Montessori e da Bruno Munari. Ma nel corso del tempo abbiamo lavorato sul significato di regola e caso, a partire dalle Metamorfosi delle piante di Goethe, dove si è provato ad astrarre il processo naturale utilizzando il colore. Abbiamo ragionato sulla distinzione tra tempo percepito e misurabile a partire dal rapporto spazio-temporale, costruendo grandi installazioni dove i quadranti degli orologi diventano poligoni che riflettono le diverse percezioni temporali di ciascun bambino; giocato con le idee di bianco, di vuoto e di silenzio come «presupposti di possibilità» a partire dalle suggestioni di Remy Charlip, Munari, Rauschenberg e John Cage. Abbiamo cercato di smontare domande e concetti dando ai bambini linguaggi che fossero in grado di dominare, linguaggi che potessero utilizzare come strumenti per esprimere pensieri spesso difficili da tradurre in parole.

3. Nel vostro lavoro il gioco ha un’importanza fondamentale. Come può essere riportata questa dimensione ludica nella vita quotidiana?

Il gioco è fondamentale per almeno due ragioni. Primo, perché esso impone delle regole che sono condivise da chi vi partecipa. Non rispettare le regole vuol dire non poter giocare. Il gioco è dunque decisivo perché, soprattutto sul piano delle relazioni, permette di definire un perimetro di azione. Secondo, una volta stabilito il perimetro con le sue regole è possibile introdurre la creatività. All’interno del perimetro si tratta di lavorare sui possibili modi di agire per trovare una direzione affinché l’attività ludica diventi una sfida. È un po’ come dice Bruno Munari in Verbale scritto in cui scrive che: La regola nasce dalla mente/si costruisce con la logica/tutto è previsto/con la regola si può/pianificare un programma./Il caso nasce dal clima/dalle condizioni ambientali, sociali,/geografiche, dai recettori sensoriali./Un odore di eucalyptus/la forma di un sasso/il ritmo delle onde del mare…/La regola, da sola è monotona/il caso da solo rende inquieti./Gli orientali dicono:/la perfezione è bella ma è stupida/bisogna conoscerla ma romperla./La combinazione tra/regola e caso/è la vita, è l’arte/è la fantasia, è l’equilibrio.

3. I laboratori che realizzate coinvolgono soprattutto bambini, ma anche adulti. Quale delle due categorie, secondo la vostra esperienza, è maggiormente “filosofica” nell’accezione più originaria del termine ovvero di ricerca della conoscenza?

I bambini partecipano in modo più spontaneo, non hanno paura di perdersi e di non arrivare a una meta. L’adulto, invece, non ha questa sicurezza, non gli piace rimanere senza ormeggi, ha bisogno di arrivare sempre a un porto e sicuro e questo è sicuramente limitante per la ricerca. Ancora di più che con il bambini, l’approccio laboratoriale con gli adulti rappresenta una scossa che ha la funzione di liberarli da schemi mentali precostituti e, spesso, stereotipati.

4. Negli ultimi anni il mondo della filosofia per i bambini è cresciuto e si è arricchito di nuove esperienze, come vedete la situazione fra dieci anni?

Speriamo che nascano sempre più esperienze che permettano a tutti di crescere e di valorizzare gli aspetti più positivi di ciascun approccio.

5. Nel 2014 avete scritto il vostro primo libro “Tu chi sei?” e dal 2015 organizzate Gli Stati Generale della Filosofia per i Bambini, quali sono i vostri progetti futuri in questo ambito?

Scrivere sicuramente il secondo libro e continuare a contaminare le nostre esperienze con nuove visioni, conoscenze, professionalità…

6. Per concludere, quale “pensiero filosofico” volete esprimere ai lettori del nostro blog?

Sbagliare strada, perdersi e parlare con tanti sconosciuti. Magari questo modo di fare non porterà alla felicità, ma sicuramente leva di mezzo la noia, dà nuovi spunti per leggere e interpretare il mondo e magari ci farà conoscere nuovi prospettive e punti di vista… alla fine sono le relazioni a rendere più piacevole il nostro essere al mondo.

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