Molte volte, durante la nostra attività, abbiamo affrontato il tema dell’ identità da un punto di vista strettamente filosofico, domandandoci se ci conosciamo per davvero e se possiamo accrescere la percezione che abbiamo di noi stessi; per la verità questo tema fa da sfondo ad ogni nostro incontro, sia che si parli di sogni sia che si parli di politica…ne va sempre della nostra e altrui identità!

Io” è una delle parole più affascinanti e allo stesso tempo più misteriose della lingua italiana, due semplici lettere che riescono a contenere un mondo, il nostro mondo interiore che per alcuni aspetti cambia nel tempo e per altri invece rimane immutabile.

Lo spunto per questo nuovo incontro ci viene dato da un delizioso racconto di Ermanno Bencivenga intitolato appunto “Io” (E. Bencivenga, La filosofia in cinquantadue favole, Mondadori), in cui si narra la storia di un uomo che è costretto a darsi un nome per riuscire a vivere bene nella società ma che non lo rappresenta appieno anzi per nulla: ” “Sono io”, ed era vero, e non c’era un modo migliore, più completo, più giusto di dirgli chi ero, ma l’altro imprecava […] Così mi sono dovuto adattare. Prima di tutto mi sono dato un nome, e se adesso mi si chiede chi sono rispondo “Giovanni Spadoni”. Non è un granchè, come risposta: se mi si chiedesse chi è Giovanni Spadoni probabilmente direi che sono io. Ma, chissà perchè, dire che sono Giovanni Spadoni funziona meglio.” (cit. pag 17)

Credit: Mondadori

Credit: Mondadori

Dunque a cosa facciamo riferimento quando parliamo di “Io”? Quali sono le categorie interpretative che compongono il nostro io?

Nel racconto abbiamo letto che in realtà il protagonista non si sente rappresentato dal proprio nome nè dai vari tipi di parentela, a cui tante volte facciamo riferimento nella vita quotidiana per spiegare in modo veloce chi siamo e qual è l’ambito famigliare da cui proveniamo.

LAURA: Non sono d’accordo con ciò che viene raccontato nel brano, il mio nome identifica perfettamente chi sono.” 

SERENA: “E’ importante il proprio nome, forse più del cognome, perchè ha una storia; è bello sapere com’è stato scelto, chi l’ha voluto e per quali motivi.” 

Anche le nostre relazioni dicono qualcosa di noi…

CARLA: Io prima sono stata figlia di, poi moglie di, poi mamma di e adesso addirittura sorella di..alla fine perdi la tua identità, perchè io sono io! Io sono le mie emozioni, le mie paure, i miei sogni!” 

LUCIANO: “Io invece mi identifico molto con il mio nome, perchè mi accorgo che associo la parola “io” a egocentrismo e quindi le do una valenza piuttosto negativa; dunque la mia identità sono il mio nome, il mio carattere e miei comportamenti o meglio il giudizio che danno gli altri sui miei comportamenti…ci tengo molto a sapere cosa pensano gli altri di me!” 

Queste ultime affermazioni fanno sicuramente sussultare più di qualche partecipante, che non è per niente d’accordo con quanto detto da Luciano, ma ci permettono di introdurre un altro tema importante, ovvero chi decide se sto agendo in modo corretto o meno.

ANGELA: “Io so quando sono giusti i miei comportamenti, non serve certo che me lo dica qualcun’altro…riesco a comprendere se sto agendo in modo corretto in base all’educazione che ho avuto, dagli insegnamenti che hai ricevuto dai tuoi genitori e dalla vita.”

CARLA: “Me ne rendo conto anche dalla reazione che ha una persona, sono in grado di capire se le sto facendo del male o del bene.”

ANDREA: “Io sono d’accordo con Luciano…per il quieto vivere mi adeguo a quello che fanno gli altri, magari dentro di me sono convinto del contrario, però non me la sento di avere tutti contro.”

Si potrebbe dedicare un incontro intero a questo importante tema etico del bene e del male, perchè è un terreno di scontro molto acceso, ma visto che il tempo stringe cerchiamo di tirare le fila del discorso e subito emergono altri nuovi elementi che costituiscono il nostro io, ovvero il linguaggio, l’educazione e il lavoro. In merito a quest’ultimo concetto si sente subito l’esigenza di specificare in quale modo lo si intende, perchè se per alcuni il lavoro è la realizzazione di sè stessi e un canale per esprimere chi siamo, per altri è una pura forma di sostentamento che ha ben poco a che fare con la propria personalità.

Come si è visto, dunque, il tema dell’ Io è molto vasto e apre differenti questioni fondamentali per comprendere la nostra esistenza.

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