In uno dei momenti più difficili della politica e dell’economia dell’Europa, con lo spettro dell’uscita della Grecia dall’euro, la filosofia prova ad entrare in gioco muovendo un pensiero; questo l’intento dell’articolo scritto da Jürgen Habermas apparso su Repubblica poco tempo fa, dal quale emerge come in Europa all’unione monetaria non corrisponda di fatto quella politica.

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La situazione delle democrazie contemporanee è una delle tematiche più care al filosofo, storico e sociologo tedesco.

Habermas, inoltre, ha affrontato la questione epistemologica relativa alla fondazione delle scienze sociali: una profonda riflessione sulle società industriali all’interno dell’epoca capitalistica che si amplia, in seguito, ad una considerazione delle vicende contemporanee, in particolare sul ruolo delle istituzioni durante la crisi della loro legittimazione che mina le basi delle democrazie e reinterpreta le forme di consenso.

In tutto questo, la comunicazione e il linguaggio giocano un ruolo essenziale.

Nei suoi scritti, infatti, specialmente della fine degli anni sessanta, Habermas  tocca insistentemente la questione della prassi, quale agire politico nelle democrazie, dove la pubblicità politica è diventata, mediante la manipolazione dei mass-media, una forma di organizzazione del consenso coatto.

Da qui si sviluppa tutta la sua teoria sulla teoria e sulla prassi e sull’agire comunicativo che attraversa tutte le sue opere principali da Etica del discorso (Laterza, 1985) fino a Le religioni e la politica. Espressioni di fede e decisioni pubbliche (a cura di Eduardo Mendieta, EDB, 2013), passando per Fatti e norme. Contributi a una teoria discorsiva del diritto e della democrazia, (Guerini, 1996) solo per citarne alcune.

 

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