È possibile avvicinare gli alunni della scuola secondaria di primo grado ai testi letterari classici? Come guidarli al confronto con un testo complesso?
Nella scuola secondaria di primo grado la letteratura viene proposta in modo molto semplice data l’età degli studenti. Ultimamente, nella mia esperienza di insegnante, sto privilegiando una didattica laboratoriale che permette ai ragazzi di confrontarsi direttamente con il testo letterario.
Nonostante gli argomenti trattati siano complessi ho potuto notare che gli alunni riescono a cogliere in modo intuitivo la bellezza delle parole contenute in un testo e il significato generale di un’opera.

Uno degli autori che ho proposto alla classe terza è Luigi Pirandello.
I ragazzi si sono avvicinati gradualmente ai diversi temi: dopo aver letto alcune notizie biografiche ho presentato due novelle dell’autore.
In un secondo momento ho spiegato un brano scelto dal romanzo Uno, nessuno e centomila, opera che ho deciso di approfondire durante la sperimentazione. Si tratta di un romanzo-saggio dove l’azione passa in secondo piano rispetto alla riflessione, alle idee.
Il laboratorio è il proseguimento e la conclusione di un percorso di conoscenza di sé iniziato in prima media e che in quest’ultimo anno è stato finalizzato alla scelta della scuola superiore e in seguito, visto l’interesse mostrato dai ragazzi, è proseguito con l’utilizzo di altri stimoli.
Uno, nessuno e centomila: trama e significato
Che cosa posso conoscere di me stesso?
È questa la domanda che pervade tutto il romanzo.
Per il protagonista inizia un’avventura mentale che lo porta ad uscire dalla sua individualità e a guardare se stesso da altri punti di vista per arrivare a riconoscersi alla fine del romanzo come un oggetto qualsiasi, una pietra, una nuvola, il vento, un essere della natura, la natura stessa.
Figlio di un usuraio, padrone della banca di Richieri, una cittadina siciliana, il protagonista racconta come sia accaduta la sua trasformazione da uomo superficiale e distratto a uomo impegnato a capirsi, ad uscire da una prigione di pregiudizi e a rinascere, nuovo e senza ricordi, nella tranquillità di un ospizio di campagna.
Vitangelo Moscarda ad un certo punto della vita nota qualcosa del suo viso che non aveva mai notato.
È il punto di partenza per una serie di riflessioni, talvolta contorte, che portano all’analisi profonda di se stessi, del rapporto con la propria interiorità e con gli altri.
Il tema della ‘forma’
Una delle riflessioni filosofiche più interessanti di Pirandello è quella sulla “forma”.
Si può conoscere solo ciò a cui è possibile dar forma, in qualche modo plasmare.
“L’uomo piglia a materia anche se stesso, e si costruisce, sissignori, come una casa.
Voi credete di conoscervi se non vi costruite in qualche modo? E che io possa conoscervi, se non vi costruisco a modo mio? E voi, se non mi costruite a modo vostro? Possiamo conoscere soltanto quello a cui riusciamo a dar forma. Ma che conoscenza può essere? E forse questa forma la cosa stessa? Sì, tanto per me, quanto per voi; ma non così per me come per voi: tanto vero che io non mi riconosco nella forma che mi date voi, né voi in quella che vi do io; e la stessa cosa non è uguale per tutti e anche per ciascuno di noi può di continuo cangiare, e difatti cangia di continuo.
Eppure, non c’è altra realtà fuori di questa, se non cioè nella forma momentanea che riusciamo a dare a noi stessi, agli altri alle cose.” (Uno, nessuno e centomila – Libro secondo)
Vi è un passaggio filosofico importante contenuto in Uno, nessuno e centomila: è lo spostamento dalla ricerca del noumeno, della cosa in sé kantiana per andare oltre verso la libertà. L’attenzione si sposta ai diversi modi e forme in cui la realtà viene percepita e conosciuta.
La forma cambia continuamente: non solo la forma di se stessi ma anche la forma di ciò che ci circonda. Spesso è l’uomo stesso a cambiare la natura che non si sottomette mai definitivamente alla sua volontà.
Ma guarda un po’ l’uomo, che è capace di fare! Mutila la montagna; ne cava le pietre; le squadra; le dispone le une sulle altre e, che è che non è, quello che era un pezzo di montagna e diventato una casa.[…]Ci vorrebbe un po’ più d’intesa tra l’uomo e la natura. (Uno, nessuno e centomila – Libro secondo)
Da dove nasce il bisogno di fissare le cose in una forma per conoscerle? Che conseguenze ha fissare una persona in una forma? È in questo modo che diventa una maschera con un ruolo da recitare fortemente condizionato della società e resistente al cambiamento? Come uscire dal ruolo? Quando calare la maschera e mostrare altro?
Il romanzo invita a porsi molte domande ed è pervaso dalla continua incertezza del protagonista alla ricerca di verità assolute, che si dovrà arrendere all’inesistenza di esse.
Nelle ultime pagine Pirandello indica una via d’uscita da una situazione complessa e ingarbugliata.
La verità è nella natura: romanticamente ci suggerisce di gettarci nel mare delle cose, tuffarci nella natura e lasciarci trasportare da essa.

Il laboratorio: esercizio allievo-insegnante
Il laboratorio ha come punto di partenza uno scambio di ruoli.
Ho proposto agli alunni di prendere il mio posto e preparare una lezione per i compagni seguendo alcune indicazioni.
Ho fornito ai ragazzi alcuni capitoli del romanzo e ho chiesto loro di fare a casa una lettura individuale, finalizzata a preparare un’interpretazione da fornire al resto della classe.
Le istruzioni sono state:
1. A casa: leggi da solo il brano, mettendoti davanti ad esso senza un’analisi già data nella testa, presa da un manuale o da internet. Vai alla ricerca di qualcosa nel testo: il testo parla per la prima volta proprio a te.
Quale senso ha per te? Quali rimandi? A cosa ti fa pensare? Parla con il testo, fagli domande? Cosa hai trovato? Cosa ti ha detto il testo?
Solo in un secondo momento leggi le interpretazioni degli esperti
2. In classe: proponi la tua interpretazione all’insegnante e ai compagni, invitandoli a fare delle domande.
I ragazzi che si sono messi in gioco nello scambio di ruolo sono stati sei e in un tempo stabilito hanno presentato il loro lavoro.
Superato un primo imbarazzo e la necessità di avere conferme dall’insegnante hanno analizzato i testi con grande attenzione e li hanno spiegati ai compagni dividendoli per piccoli pezzi.
Hanno cercato il testo in rete per poterlo proiettare affinché per i compagni fosse più semplice seguire. Hanno condiviso il fatto di aver dedicato diverso tempo a casa e si sono mostrati soddisfatti. I compagni hanno partecipato facendo delle domande.
Conclusione del laboratorio
A conclusione del lavoro ho guidato la classe a dare una valutazione dell’attività: punti di forza e debolezza, cosa ha funzionato e cosa invece è mancato.
Qualche giorno dopo ho chiesto di scrivere delle riflessioni sul laboratorio e le parole di un’alunna testimoniano chiaramente che questa modalità di fare letteratura può stimolare la capacità critica e il coinvolgimento diretto nell’attività scolastica:
“Mi è piaciuto molto analizzare il romanzo “Uno, nessuno e centomila” perché, nonostante abbia dovuto dedicare del tempo per riuscire a trovare le parole giuste che rappresentassero al meglio il pensiero di Pirandello e che fossero comprensibili per chi mi ascoltava, questo lavoro mi ha aperto gli occhi su un’altra visione dell’esistenza”.
Testi utilizzati:
About The Author: Concetta Ippoliti
Sono insegnante di lettere presso la scuola secondaria di primo grado, laureata in Filosofia, ho conseguito il master di II livello in Consulenza filosofica presso l’università di Tor Vergata, Roma. Utilizzo le abilità del counseling in ambito scolastico attuando con gli allievi e con le famiglie l’ascolto attivo, la comprensione, l’empatia, l’accettazione dell’altro.
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