Il tema della memoria, trattato da molte discipline, è radicato nell’essere umano che da sempre ha il desiderio di diventare immortale, almeno attraverso il ricordo.
Siamo circondati da monumenti e lapidi, nelle piazze, ai bordi delle strade e nei cimiteri, che testimoniano quanto il ricordo sia fondamentale per l’uomo.
Richiamare alla memoria chi ci ha preceduto è sicuramente un valore collettivo e contribuisce a creare l’identità sia personale sia di un popolo.

La memoria ci permette di avere dei punti di riferimento nel passato, di conoscere noi stessi e il mondo che gradualmente costruiamo fin dall’infanzia e in questa realtà ci muoviamo con sicurezza per tutta la nostra vita o almeno fino a quando la nostra capacità di ricordare è intatta.

La memoria non è solo lo spazio dei ricordi ma anche quello dei sentimenti, tanto che gli antichi ritenevano che avesse sede nel cuore.
Il tema della memoria ha interessato la storia del pensiero a cominciare dai tempi antichi ed è strettamente connesso alla gnoseologia e alla conoscenza della realtà.

albume dei ricordi_fotografie

Memoria e filosofia

Il primo filosofo che ha parlato di conoscenza e memoria è stato Platone (428-348 a.C.). Quello che l’uomo conosce non lo apprende ex-novo perché conoscere è ricordare. Apprendere per l’uomo significa recuperare ciò che ha già conosciuto e che aveva dimenticato. Così nei dialoghi di Platone, Socrate con opportune domande, fa ricordare allo schiavo delle conoscenze di geometria.

Secondo Platone tutto ciò che sappiamo è qualcosa che la nostra anima ha appreso prima di incarnarsi in un corpo mortale; l’anima infatti ha osservato per più o meno tempo l’Iperuranio, un mondo in cui si trovano le Idee di tutte le cose, immutabili, e perfette. Quando l’anima si ritrova poi nel corpo si “dimentica” delle Idee viste nell’Iperuranio, ma senza perderne completamente il ricordo.

Anche nella filosofia di Aristotele il tema della memoria ha un ruolo rilevante ma in un’ottica completamente diversa. Occupandosi delle facoltà della mente umana distingue tra memoria e reminiscenza. Nel primo caso i ricordi tornano alla mente in modo spontaneo, nel secondo caso la ricerca è consapevole, un processo che scava tra i ricordi per creare legami e dare senso a ciò che viviamo nel presente.

Memoria e letteratura

La sensazione presente non deriva immediatamente dalle cose, non è unimmagine degli oggetti, ma dellimmagine fanciullesca; una ricordanza, una ripetizione, una ripercussione o riflesso per limmagine antica. […] In maniera che, se non fossimo stati i fanciulli, tali quali siamo ora, saremmo privi della massima parte di quelle poche sensazioni indefinite che ci restano, giacché non le proviamo se non rispetto e in virtù della fanciullezza.
Giacomo Leopardi, Lo Zibaldone di pensieri (16 gennaio 1821)

Giacomo Leopardi, in particolare nelle pagine dello Zibaldone, evidenzia la connessione tra memoria e condizione umana.
Il termine usato dal poeta è rimembranza, un ricordo rivissuto nel presente che crea un forte collegamento con il passato tanto da farlo sentire ancora vivo.
Il ricordo può farci riassaporare l’entusiasmo vissuto nel passato, risvegliare in noi le aspettative per il futuro e le attese tipiche di altre età, ad esempio l’infanzia in cui domina la fantasia.
La vaghezza del ricordo produce immagini nuove, apre alle emozioni e si contrappone alla freddezza di un presente statico, fisso nei problemi concreti che chiude la mente alle illusioni vero nutrimento dell’anima.

Ma per Leopardi neanche attraverso i ricordi è possibile raggiungere la tanto agognata felicità. Il vuoto legato all’assenza nel presente di chi non c’è più è infatti incolmabile.
La visione foscoliana della poesia eternatrice, in Leopardi cede il posto ad una poesia che consola ma che è incapace di rendere l’uomo eterno.

Il Novecento

Tra le numerose opere che affrontano il tema della memoria c’è un romanzo famosissimo del Novecento: Memorie di Adriano, scritto da Marguerite Yourcenar, un esempio tra l’altro di filosofia pedagogica.
La memoria è un elemento essenziale che ritorna in diverse opere della Yourcenar che porta avanti il compito di ricostruire e arricchire le vite di chi ci ha preceduto: l’imperatore Adriano, di cui immagina i ricordi mentre si avvicina la morte, vorrebbe lasciare un’impronta autentica nello scorrere del tempo.

Il racconto non è allora solo la cronaca di avventure vissute ma un dare significato ad ogni aspetto della vita trascorsa. Una lunga riflessione guardandosi indietro per trovare un ordine in tutto ciò che è successo.
Amicizia, amore, religione, viaggi, battaglie, morte, tutto viene passato in rassegna e Adriano parla a noi come parla a Marco Aurelio.

Così le pagine di un romanzo che racconta una storia lontana nel tempo risuonano anche per noi e ci aiutano ad indagare i misteri del nostro animo, le nostre paure che vorremmo cancellare dalle nostre menti, senza conoscerle e senza affrontarle.
Ricordare diventa un modo per avvicinarsi sempre di più a se stessi, ritrovarsi e accorciare le distanze dal proprio nucleo fondamentale.

Per approfondire:

Memorie di Adriano di M. Yourcenar, Einaudi
La fabbrica del ricordo di F. Cimatti, il Mulino
Ricordati di me di D. Sisto, Bollati Boringhieri

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