Ci sono nostalgie strazianti e nostalgie sognanti; ci sono nostalgie che nonostante tutto ci fanno vivere, e ci sono nostalgie crudeli e inestinguibili nella loro intensità e nei loro significati; ci sono nostalgie labili ed effimere, e ci sono nostalgie che feriscono l’anima: senza che in esse si aprano spazi alla speranza e alle speranze.
Le evanescenti figure della nostalgia hanno come loro nocciolo comune il desiderio lancinante di persone, di cose, di luoghi, di stati d’animo, perduti, o vertiginosamente lontani, e il ricordo di emozioni sfiorite, o spente, che si vorrebbero riportare in vita, e il ricordo di emozioni acerbe e luminose che continuano a vivere in noi con il loro timbro di indicibile dolcezza e di sconfinata tristezza.”  (E. Borgna)

Strano sentimento la nostalgia che porta con sè la bellezza di ricordare i momenti positivi vissuti, ma subito dopo ci ricorda che questi momenti appartengono ormai al passato.
Inutile negare che cogliere il lato positivo di questo sentimento così agrodolce e ambivalente è molto difficile, soprattutto quando i ricordi abitano per troppo tempo il nostro presente, anzi diventano il nostro presente.
Il “dolore del ritorno“, questa infatti il significato della nostra parola se seguiamo la sua origine etimologica, nel Seicento era considerato addirittura una forma di depressione specifica di chi non si sentiva a casa e viveva quel sentimento di inquietudine e spaesamento che grazie ad Heidegger sappiamo essere il fondamento dell’angoscia.

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Ma, come scrive Eugenio Borgna, non ci sono solo nostalgie strazianti ma esistono anche nostalgie sognanti, che ci ricordano che abbiamo una storia biografica a cui attribuire un senso.
Questa modalità di declinare la memoria, infatti, ci permette di vedere quel filo rosso che lega le diverse identità che una persona sviluppa nell’arco della propria esistenza, riconoscendo una continuità anche temporale, necessaria per il nostro equilibrio psicologico.

La nostalgia si nutre del passato ma del passato si nutrono anche i rimpianti; cos’è dunque che ci permette di distinguere queste due figure della memoria?
Si rimpiange qualcosa o qualcuno che non potrà più ritornare e in qualche modo siamo responsabili di questa perdita che si prospetta definitiva; nella nostalgia invece si ricorda una persona con la speranza che possa ancora abitare il nostro presente e il nostro futuro, anche se non più fisicamente.

La speranza quindi si configura come memoria del futuro e come ciò che fa rinascere ricordi che altrimenti resterebbero imprigionati fra le catene del passato.

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