
Che cos’è la resilienza? A che cosa serve? Ultimamente se ne sente parlare sempre più spesso.
Il termine viene dal latino resilis che significa rimbalzare, ritornare in fretta.
Gli antichi lo utilizzavano in riferimento all’arte di risalire su una barca rovesciata, una metafora per indicare la capacità di resistere alle situazioni di difficoltà.
La resilienza permette di reagire di fronte alla sofferenza, ai momenti difficili che si incontrano durante l’esistenza.
Si tratta di una capacità che appartiene sia ai sistemi ecologici, biologici e sociali, sia alle singole persone e che avvicina l’uomo ai materiali studiati in ingegneria: entrambi in situazioni traumatiche, se subiscono sollecitazioni deformanti ed estreme, riacquistano la loro forma. Nel caso dell’essere umano si tratta di una serie di caratteristiche e fattori che consentono alla persona di reagire costruttivamente agli urti dell’ambiente.
In parte sono legati al temperamento con cui si nasce, in parte sono peculiarità che vengono esaltate o sminuite dall’ambiente e possono essere sviluppate attraverso l’apprendimento.
I filosofi e la resilienza
Ripercorrendo la storia della filosofia è possibile rintracciare questo concetto già nei filosofi antichi.
Platone, nel IV libro della Repubblica, parlava di forza d’animo, una forza irresistibile e invincibile che rende ogni anima imbattibile di fronte alle avversità, una capacità di autocontrollo e resistenza davanti ai piaceri e ai dolori che l’uomo possiede naturalmente.
Seneca sosteneva che le difficoltà rafforzano la mente e oggi gli studi confermano ciò che i filosofi stoici Epitteto e Marco Aurelio affermavano nell’antichità: la forza interiore possiede un poter salvifico. Come avevano già intuito i pensatori antichi la reazione alle difficoltà, agli imprevisti, ai problemi dipende dall’interpretazione che l’uomo dà agli eventi. Ognuno di noi filtra e seleziona gli stimoli esterni attribuendo un personale significato a ciò che gli accade. Vi sono coloro che sono vittime passive degli eventi stressanti e coloro che di fronte alle stesse situazioni consapevolmente attivano le capacità per farvi fronte.
Facendo ancora riferimento alla storia della filosofia, in epoca più recente è Nietzsche che ci rimanda al concetto di resilienza con l’affermazione “Tutto ciò che non mi fa morire mi rende più forte” che ritroviamo in una parte della sua opera Il crepuscolo degli idoli (1888).
Riuscire a sopravvivere a esperienze traumatiche aiuta a rafforzare l’animo soprattutto se si è capaci di trovare un senso a ciò che ci succede. Quindi l’evento traumatico acquista un’ulteriore valenza positiva e se entra a far parte dell’esperienza della persona, opportunamente elaborato, contribuisce a rafforzarla.
Potenziare la resilienza
Una volta definito che cos’è la resilienza è utile capire come è possibile potenziarla.
Infatti, anche se la resilienza sembra essere naturalmente insita negli esseri umani, essa può essere ulteriormente appresa e migliorata nel corso dell’esistenza di ciascuno.
E’ una preziosa risorsa che ognuno ha dentro di sé, più o meno nascosta.
Nessuno può fornirci una buona dose di resilienza, siamo noi a doverla trovare imparando a coltivarla.
Ognuno di noi ha delle reazioni emotive e fisiche agli eventi, condizionate dalla nostra interpretazione dell’evento stesso. Nel momento in cui siamo in grado di intervenire nella reazione automatica e irrazionale entra in gioco la resilienza.
Allenare la nostra resilienza è un invito a fermarsi e riflettere per chiedersi che cosa ci sta accadendo in quel momento e provare a trovare un significato all’evento.
E’ un invito ad ampliare il nostro punto di vista e iniziare a vedere cosa può esserci d’aiuto in quella situazione di difficoltà.
Può trattarsi di un’attitudine, di un talento, di una risorsa positiva, di una qualità che ci appartiene. Una volta scoperta possiamo perfezionare quella qualità e pensare all’ambito della nostra vita in cui la utilizziamo naturalmente per estenderla anche alla situazione problematica che stiamo vivendo. In questo modo è possibile un cambiamento.
La natura può aiutarci a capire ancora meglio cos’è la resilienza e i poeti spesso cantando nelle loro opere le bellezze naturali ci fanno notare ciò che potrebbe sfuggire ad sguardo superficiale.
Giacomo Leopardi nella poesia “La Ginestra o il fiore del deserto” ha posto la sua attenzione su una pianta che riesce a crescere anche negli ecosistemi più svantaggiati. Cresce sulle pendici dei vulcani e nonostante la lava che brucia e desertifica, rinasce con i suoi fiori gialli dal profumo intenso. E’ un messaggio di speranza anche in un ambiente ostile, è una metafora della lotta per sopravvivere e affermare la vita.
La ginestra è il simbolo della condizione umana. E come la pianta si piega per riuscire a sopravvivere, allo stesso modo l’uomo deve essere flessibile per adattarsi al cambiamento.
Leopardi nella stessa poesia invita gli uomini ad unirsi per affrontare le difficoltà che l’esistenza umana riserva e anche in questo caso è possibile ricavarne uno spunto per potenziare la resilienza. Si tratta di un invito alla solidarietà umana, a potenziare la capacità di cooperazione poiché il sostegno di una rete sociale è fondamentale nelle situazioni di difficoltà.
Libri consigliati
Titolo: Resisto dunque sono
Autore: Trabucchi Pietro
Editore: Corbaccio
Titolo: L’arte di essere fragili
Autore: D’Avenia Alessandro
Editore: Mondadori
About The Author: Concetta Ippoliti
Sono insegnante di lettere presso la scuola secondaria di primo grado, laureata in Filosofia, ho conseguito il master di II livello in Consulenza filosofica presso l’università di Tor Vergata, Roma. Utilizzo le abilità del counseling in ambito scolastico attuando con gli allievi e con le famiglie l’ascolto attivo, la comprensione, l’empatia, l’accettazione dell’altro.
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