Lo spunto per il tema da proporre nel laboratorio settimanale di discussione filosofica presso il centro di salute mentale, mi viene dato da un articolo comparso sul quotidiano La Repubblica del 9 agosto 2015, in cui Maurizio Ferraris racconta dell’attivazione da parte dell’Università di Harvard di un seminario dal titolo “Come vivere saggiamente” con lo scopo di aiutare gli studenti a diventare saggi.

Ma innanzitutto che cos’è la saggezza? Si può insegnare come si insegna la matematica? E’ un sapere teorico o esperienziale?

Mossi da questi interrogativi abbiamo avviato il nostro dialogo riprendendo brevemente il pensiero degli antichi Greci, che a questo tema avevano dedicato numerose riflessioni.

La saggezza secondo gli antichi greci

Primo fra tutti Socrate che, definito dalla Pizia l’uomo più saggio del mondo, aveva individuato nel sapere di non sapere , ovvero in un atteggiamento mentale di apertura e umiltà, la vera sostanza della saggezza.
Senza addentrarci in trattazioni troppo specifiche, l’idea generale di saggezza che emerge dai filosofi greci è quella di un sapere pratico e di una capacità nel determinare ciò che è bene e ciò che è male.
Platone, infatti, parla di scienza che “sa attuare buone scelte” (Repubblica). Aristotele, in modo più specifico, la definisce “una disposizione vera, accompagnata da ragionamento, che dirige l’agire e concerne le cose che per l’uomo sono buone e cattive” (Etica Nicomachea). infine Epicuro mette in evidenza il legame che la saggezza possiede con la felicità, quando scrive che “è il massimo bene ed il principio di tutte queste cose. Per questo motivo la saggezza è anche più apprezzabile della filosofia stessa, e da essa vengono tutte le altre virtù. Essa insegna che non ci può essere vita felice se non è anche saggia, bella e giusta; e non v’è vita saggia, bella e giusta che non sia anche felice” (Lettera a Meneceo).

Scuola di Atene - che cos'è la saggezza

Il dialogo con i pazienti

All’inizio della discussione emerge immediatamente la difficoltà nel saper distinguere il bene e il male nella sfera personale, dal momento che ciò che per me può essere bene oggi, forse domani non lo sarà più. L’esperienza a cui molti fanno riferimento è quella del divorzio: nel momento in cui ci si sposa infatti si crede che quella sia la persona giusta, ma negli anni invece ci si accorge che quella non era la decisione giusta da prendere…ciò che mi sembrava bene molti anni fa ora non lo è più.
Alla luce di queste osservazioni, dunque, la saggezza si configura come la capacità di accettare la mutevolezza della vita. Tutto scorre e cambia (Eraclito docet!), anche noi stessi.

Il dialogo prosegue mettendo in evidenza come una caratteristica importante della persona saggia sia trovare il giusto equilibrio tra la sfera emotiva e quella razionale: le buone scelte, infatti, sono il frutto di una continua mediazione fra ragione ed emozioni. Più facile a dirsi che a farsi!
In questo caso l’esperienza, l’aver attraversato il dolore ma anche la gioia possono certamente aiutare a chiarificarci e renderci consapevoli di quali sono per noi le buone scelte, a volte dettate dal cuore a volte dettate dalla ragione, giuste per noi ma sbagliate per altri. Continuare a scegliere è il motore che ci fa esistere!

Per concludere il nostro incontro invito i partecipanti a fare un esempio concreto di persona saggia: Gandhi, Martin Luter King, Nelson Mandela, ma anche mio padre, un mio amico che ha saputo dirmi le giuste parole nel momento opportuno e infine Bruno che, dopo aver attraversato un lungo periodo di sofferenza, ora frequenta il centro di salute mentale anche per dare la testimonianza che dalla malattia mentale si può guarire.
Lo stesso Bruno (protagonista dell’intervista doppia “Uno sguardo sulla salute mentale”) che in questo laboratorio ha detto: “Ogni volta che inizio l’incontro di filosofia entro con un’idea su quell’argomento che credevo certa e immutabile, ed esco invece che è sottosopra!”  Lo scopo della pratica filosofica!

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