Le Confessioni sono il primo grande modello di racconto autobiografico; sono insieme una professione di fede e un raccontarsi, un narrare i momenti salienti della vita ai quali l’autore ha dato un senso collocandoli in una visione unitaria.
Le Confessioni si sviluppano come una ricerca interiore e la narrazione autobiografica ha una funzione religiosa in quanto il racconto è un esempio di crescita personale e morale dell’individuo guidato passo passo in questo percorso dalla luce della fede.
Nelle Confessioni la dimensione autobiografica privilegiata è quella interiore: si tratta di una storia dell’anima e gli avvenimenti esteriori, comunque presenti, oltre che raccontati vengono rivissuti e valutati dalla prospettiva del peccatore pentito guidato dalla fede.

La scoperta della persona
Un aspetto dell’opera di sant’Agostino che ha avuto una valenza nei secoli successivi è la scoperta della persona e la nascita della metafisica dell’interiorità.
Il problema posto dall’autore non è dell’uomo in astratto ma dell’io.
Agostino nelle Confessioni parla continuamente di sé e dei suoi genitori, della sua patria, delle persone a lui care; non si nasconde, anzi mette a nudo il suo animo in tutte le sue sfaccettature e con tutte le contraddizioni spesso accompagnate da travaglio e sofferenza.
Rispetto al pensiero greco, all’intellettualismo in cui trovava ben poco spazio la volontà, ci troviamo di fronte a qualcosa di assolutamente nuovo.
La persona è il luogo privilegiato del rapporto con Dio anche al di là della razionalità: se i filosofi greci da Socrate in poi avevano detto che l’uomo buono è quello che sa e conosce, Agostino dice che l’uomo buono è quello che ama, quello che ama ciò che deve amare.
Le Confessioni sono un’opera di impianto assolutamente originale nella quale prende forma l’intuizione fondamentale di Agostino sulla realtà psicologica dell’uomo: un essere non statico ma individuato da una storia, dall’unità di un percorso interiore che è regolato da una volontà superiore alla sua propria volontà cosciente e che si ritrova nella memoria che identifica l’essere umano rispetto agli altri esseri.
E’ tramite la memoria che l’uomo costruisce la sua anima.
Per la prima volta nella storia della filosofia abbiamo l’idea della storicità della coscienza e del suo sviluppo.
Autobiografia e consulenza filosofica
In generale per autobiografia s’intende un racconto che serve a fissare le tappe del proprio vissuto personale, della propria esperienza.
Chi scrive prende coscienza di sé attraverso i propri ricordi ed è il protagonista delle vicende narrate. In un’autobiografia non sono presenti tutti i fatti della vita di chi scrive, ma soltanto quelli che vuol far conoscere spesso accompagnati da riflessioni personali. L’autobiografia ha lo scopo di comunicare la propria memoria, indagare sul chi siamo e presuppone una concezione dell’esistenza come un processo dinamico soggetto a modificazioni continue nel tempo e sviluppi talvolta imprevedibili.
Nello scrivere un’autobiografia si cerca di dare un senso unitario agli attimi della vita, alla quotidianità che narrata acquista nuovi significati.
Scrivere di sé stessi significa prendersi del tempo e dello spazio nella propria vita e per la propria vita, talvolta vissuta inconsapevolmente.
Il soggetto contemporaneo è carico di bisogno autobiografico.
Molte volte la nostra vita ci appare smarrita e confusa tra il trascorrere del tempo e le nostre aspirazioni e attese. Scrivere di sé risponde a quell’esigenza di ordine ed unità che serve ad orientarci nella vita quotidiana.
Per scrivere di sé è necessario “giungere nelle distese e negli ampi ricettacoli della memoria, dove si trovano i tesori di immagini senza numero accumulati da ogni genere di cose percepite. Quando io vi entro, basta che io chieda quello che voglio trarne: alcune impressioni emergono tosto, altre bisogna ricercarle più a lungo come se si dovessero cavar fuori da ripostigli più segreti…Tutto si svolge nel mio interno, nella sala immensa della mia memoria. E là anche mi faccio incontro a me stesso, ricordo me stesso, quello che ho fatto e quando e dove, quali emozioni abbia avuto nel farlo.” (Confessioni, Libro X, Cap. VIII).
La persona che scrive la sua storia personale affronta un percorso di riflessione e di apprendimento che lo porta a ragionare su alcuni eventi della propria vita.
Si prende cura di sé. Questo potrebbe essere nel counseling l’utilizzo della scrittura di sé: una ricerca della propria identità finalizzata al proprio presente, al proprio “qui ed ora”.
Si tratta di ricomporre come in un puzzle l’immagine di sé.
E’ un lavoro che richiede pazienza e impegno, inizia solo se spinto da un forte bisogno interiore. Impossibile portarlo a termine nella sua interezza anche perché non è detto che abbia un termine.
Gli strumenti filosofici utilizzati nel counseling offrono in questo caso un sostegno perché permettono a tutti, anche ai non filosofi, di mettere il pensiero in movimento al fine di comprendere la propria filosofia di vita.
Il counselor tiene conto dell’unicità della persona che ha davanti e l’accompagna con un ascolto empatico e con il dialogo.
Ripercorrere narrativamente la propria esistenza risponde forse anche ad un bisogno di equilibrio che spesso caratterizza l’uomo. Scrivere di sé significa anche accettare tutto di sé, trovare un posto, una collocazione ad aspetti che talvolta risultano quasi estranei e che si vorrebbe cancellare.
La scoperta potrebbe essere che l’equilibrio tanto agognato altro non è che un insieme, un tutto. Scrivere di sé può aiutare a prenderne coscienza.
Per approfondire
Titolo: Le Confessioni
Autore: Sant’Agostino
Editore: BUR Rizzoli
Titolo:Raccontarsi. L’autobiografia come cura di sé
Autore: Duccio Demetrio
Editore: Raffaello Cortina Editore
About The Author: Concetta Ippoliti
Sono insegnante di lettere presso la scuola secondaria di primo grado, laureata in Filosofia, ho conseguito il master di II livello in Consulenza filosofica presso l’università di Tor Vergata, Roma. Utilizzo le abilità del counseling in ambito scolastico attuando con gli allievi e con le famiglie l’ascolto attivo, la comprensione, l’empatia, l’accettazione dell’altro.
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