Da molti Platone viene ricordato come colui che viveva camminando con la testa all’ in su, immerso in una dimensione di sogni e di speranza che il cielo gli trasmetteva e ancorato in quel “mondo di idee” che nella realtà non esisteva.
Un mondo altrove che lui sembrava scorgere tra le nuvole e che lo portava a dimenticare, alle volte, le cose di quaggiù.
Eppure Platone e il suo iperuranio hanno voluto consegnare agli esseri umani una lezione profonda e rivoluzionaria: nelle idee platoniche c’è la regola per ricostruire singole anime ed intero mondo, dunque il modo per riprendere in mano una totalità in crisi e, in una carezza, trasformarla.

Nella sua scrittura di giochi linguistici dove artisticamente celava la sua vera dottrina filosofica, invitando chiunque ad attivare il proprio pensiero critico, controcorrente, sempre con la testa altrove ma paradossalmente ben piantata nella società, Platone additava ad ogni essere umano la strada per uscire fuori dalla caverna della propria esistenza. Cosa significa?
Secondo Platone, la filosofia deve riuscire ad accendere piccole scintille nelle anime dei singoli, suscitare dunque esclamazioni di meraviglia e dubbi di pensiero in azione: la filosofia è un fuoco inesauribile che sa generare altri fuochi d’esistenza rinnovata.
Il Mito della Caverna
Nel famoso mito della caverna, infatti, si racconta che, sin dall’ infanzia, degli uomini vivono incatenati, seduti a terra e con lo sguardo fisso rivolto esclusivamente verso una parete della caverna.
Su questa, grazie ad un immenso fuoco posto alle loro spalle, si riflettono ombre che riproducono oggetti (piccole statue di animali, persone e altro) tenuti in mano da altri uomini, nascosti dietro un muretto che divide il fuoco dagli uomini prigionieri. Quindi il fuoco riflette ombre di realtà fisiche che sembrano cullare ed intrattenere la vita dei prigionieri ma che invece intrappolano sempre di più i loro respiri e sguardi: sono esistenze svuotate, fisse su di un muro di ombre che li distrae dall’uso del loro pensiero.

Gli uomini prigionieri conoscono soltanto quelle apparenze che sfilano in quello schermo gelido di una ‘caverna-mondo’, una conoscenza sensibile propria della realtà e non quella perfetta dell’iperuranio, ovvero di un mondo altrove, sede della verità, della conoscenza intellettiva.
I prigionieri rappresentano proprio l’umanità contemporanea affascinata da un’apparenza mutevole, illusoria, lontana e che rende indifferenti ed immobili. Gli uomini che muovono gli oggetti dietro il muro sono metafora della delirante mentalità della nostra umanità e quindi società, che induce chiunque a non accorgersi che il ‘vero’ (iperuranio per molti inesistente) ci costituisce in realtà interiormente ed esternamente.
La mentalità contemporanea ci devia dal tornare a ‘guardare dentro’, insegnando solo ad usare oggetti o anche persone, senza “scavarli” e farsi tramite della profondità di senso e bellezza che ognuno di essi possiede, senza indagare criticamente la verità d’oltre che la realtà cela.
Il fuoco
Ciò però su cui vorrei focalizzare l’attenzione è proprio il fuoco: esso si trova alle spalle dei prigionieri ed è al contempo immerso nella mentalità delirante dell’umanità. E’ luce che silenziosamente palesa le ombre dell’apparenza, calore di un mondo oltre, iperuranio, che tenta così di riscaldare le anime di una realtà assopita. E’ crepitio delicato ma pericoloso e potente che può divorare il mondo.
Il fuoco rappresenta quindi proprio il legame tra iperuranio e realtà, tra la dimensione vera e l’apparenza, ovvero il pensiero, la filosofia: essa è fuoco che alimenta e va alimentato, che è delicato ma dirompente, che è fiamma di pericolo e calore di abbraccio, che unisce in sé la voglia di esplodere della voce del senso radicale di tutto ciò che è e dell’umanità, al bisogno di una realtà alla deriva di ricevere una carezza rigenerante.
La filosofia, il pensiero critico, è la fiamma in cui si riflettono realtà ed oltre e che, paradossalmente, divora il mondo per ricordargli e ridonargli il calore di un’esistenza rinnovata.
La liberazione del prigioniero
Il famoso mito prosegue poi immaginando che uno dei prigionieri venga liberato e condotto fuori dalla caverna per conoscere a poco a poco il mondo e poi correre a testimoniarne la bellezza e l’immensità che contiene agli altri prigionieri che, probabilmente, inebriati dalle ombre illusorie, non lo comprenderanno, lo crederanno pazzo e addirittura lo uccideranno.
Cosa è che libera il prigioniero? Come conosce il mondo che fin a quel momento aveva sempre ignorato?
Innanzitutto, il prigioniero viene liberato dal fuoco, che permette all’ individuo di mutare sguardo: la sua pelle si riscalda, i suoi occhi mutano prospettiva, le catene del pensiero e dell’azione si sciolgono e così, egli esce dalla caverna di se stesso e apre la sua anima al cielo dell’umanità, della sapienza e della responsabilità.
Dunque, come schiaffo e carezza di fiamma che divampa alle spalle di un mondo alla deriva e come sottofondo costantemente presente, silenzioso ma a poco a poco dirompente, la filosofia riesce ad accendere scintille che sciolgono le catene di ogni esistenza.
Una volta uscito fuori dalla caverna, il prigioniero liberato conosce il mondo attraverso uno sguardo nuovo, in cui si riflette quel fuoco che prima era alle sue spalle. Ora lo ha visto con i suoi occhi, ora lo conserva nelle sue pupille, ora ne è scintilla incarnata che ha una missione da compiere.
Il suo sguardo si apre sul mondo e si rischiara alla luce del sole, quella verità nascosta, ulteriore, che ora appare come meta possibile e raggiungibile.
La sua missione è dunque questa: essere tramite di quella conoscenza controcorrente, di quel legame tra iperuranio e realtà, ovvero di quel fuoco di cui tutti possiamo divenire scintille che sciolgono ogni volta le catene di un’esistenza intrappolata.
Attualità del mito della caverna
Con la sua filosofia tra miti e dialoghi misteriosi, Platone quindi ha voluto indicare la via per divenire scintille d’esistenza: incarnare un fuoco di oltre che è alle nostre spalle, ci veglia, ci riscalda ed insieme minaccia e che attende solo di essere guardato.
Allora, ora o mai più, risvegliamoci dal torpore causato dalle ombre di apparenza di una mentalità che ci rende inermi ed omologati prigionieri e voltiamoci, lasciamoci invadere dal calore di quel fuoco e diveniamo coraggiose, pensanti ed agenti scintille che escono dalle “caverne esistenziali” e che, controcorrente, illuminati dal sole e con dentro un fuoco da alimentare e donare, corrono nel mondo per tornare ad illuminarlo in maniera nuova, creativa, delicata ed insieme impetuosa.
About The Author: Nausica Manzi
Sono laureata in Scienze filosofiche, ho un master in Consulenza filosofica ed antropologia esistenziale, ho una specializzazione in Tutela europea dei diritti umani; sono infatti consulente filosofico e mediatore civile.
Sono esperta di etica pubblica e di filosofia in azienda. Principalmente sono una scrittrice.
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