Accadono degli eventi negativi nella vita che ti trasformano talmente tanto che sembra quasi che la persona che eri prima non esista più. Ma basta un attimo, un ricordo, un profumo o una parola dolce e tutto ciò che sembrava perso riaffiora anche solo per poco.
Questo evento ti ha fatto mettere una corazza rendendoti più duro ma un ricordo, anche solo uno, ti permette di assaporare ancora la tenerezza che ti animava da piccolo.
E’ quello che viene raccontato nella favola “La bimba che si è persa” (contenuto in E. Bencivenga, La filosofia in ottantadue favole) in cui si narra di una bimba che all’ improvviso scompare e “al suo posto c’è un’altra che le somiglia, ma si tratta di una copia, che può ingannare solo chi non la conosceva: gli occhi non le brillano, non mostrano alcuna fiducia.
“Questo racconto” come suggerisce Fiorenza “può simboleggiare anche la crescita di una persona, perché mentre da piccolo hai bisogno che qualcuno ti tenga la mano o che ti prepari la fetta di pane con il burro, come viene descritto nella storia, da grande sei tu che porgi la tua mano e sei tu a preparare la fetta di pane. Questo stacco che nel racconto viene descritto come il sole che si oscura può rappresentare il momento in cui di diventa grandi.”
Viene spontaneo chiedere, dunque, che cosa significhi diventare grandi.
“Essere responsabili e autonomi” rispondono in molti.
“Da piccolo sei sincero, spontaneo, spensierato e libero invece da adulto perdi un po’ queste caratteristiche perché gli eventi della vita ti portano ad essere più cauto e a non accordare la tua fiducia in modo così immediato.”
“Da piccola” aggiunge Cristina “andavo con tutti e non avevo paura di nessuno, adesso invece , a causa di alcune cose che mi sono successe, sono diventata diffidente con un carattere forte e duro.”
Diventare grandi significa certamente cambiare, ma non esiste forse un nucleo interno della nostra persona che rimane sempre uguale? Non c’è qualcosa che rimane identico a sé stesso da piccoli fino alla vecchiaia?
“Secondo me il carattere resta lo stesso fin dalla nascita, si possono smussare gli angoli se magari è troppo duro ma di base rimane sempre lo stesso” dice Giovanni con l’approvazione di molti.
“Ciò che sei rimani!” esclama decisa Maria.
Ma non è forse una condanna non poter cambiare il proprio carattere?