Giovedì scorso c’è stata la proiezione del video “Uno sguardo sulla salute mentale”, realizzato da Officina filosofica, presso il Centro Diurno. Tanta era la curiosità da parte di tutti gli ospiti di scoprire di cosa si sarebbe trattato, forte era l’emozione mia e dei protagonisti dell’intervista  che in un certo senso si sono messi a nudo. La proiezione viene seguita in un rigoroso ma partecipato silenzio.

Al termine parte spontaneo un applauso che sembra quasi liberatorio perché le parole di Bruno ed Irma hanno dato la giusta voce alla sofferenza di molti. Come per magia si crea immediatamente un’atmosfera intima che permette ad alcune persone di aprirsi e di raccontare la propria storia che è inevitabilmente intrisa di dolore ma anche di soddisfazione per essere riusciti a raggiungere un equilibrio stabile e duraturo.

Molte volte l’accento viene posto non tanto sulla malattia in sè quanto piuttosto sulla sofferenza provocata dagli sguardi di commiserazione e dai giudizi affrettati di famigliari e sconosciuti. “Mi vergognavo a prendere l’autobus per venire qui, perché le persone alla fermata non mi salutavano e mi guardavano male. Io tutta questa sofferenza me la tenevo dentro. “Le persone a te care non riescono a comprendere che se hai perso la voglia di fare non è per pigrizia o indolenza, ma perché sei malato.”

E questo video vuole essere un modo per far capire che, come si dice nell’intervista, “la mente è come un computer, a volte si inceppa e quindi bisogna portarlo a riparare.”

uno sguardo sulla salute mentale

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